Un decreto legge sui migranti che dia respiro alle associazioni che si occupano di accoglienza e sostentamento, e che da marzo scorso non vengono più pagate. Un provvedimento, forse anche in forma di Dpcm, che verrà approvato in tempi strettissimi per coprire l'emergenza sbarchi: 600 milioni da destinare ai Centri di prima accoglienza dei richiedenti protezione internazionale e ai Centri per il trattenimento e l'accoglienza degli irregolari stranieri, oltre al miliardo che l'Italia spende ogni anno per l'immigrazione. Una cifra che si aggiunge ai 100 milioni previsti nella legge di Bilancio e che verranno dati ai Comuni ospitanti con un limite massimo di 500 euro a profugo, a titolo di ristoro, e fino alla disponibilità del fondo.
Il governo interviene per evitare il collasso economico di tutti gli operatori del settore, in attesa che si riesca a sbloccare la situazione oltre confine. La Commissione Europea ha approvato di recente 2,4 miliardi di aiuti, per il periodo 2014-2020, con l'obiettivo di sostenere i paesi membri ad affrontare l'emergenza immigrazione. In totale sono ventitrè i programmi pluriennali finanziati da Bruxelles nell'ambito del Fondo per l'Asilo, le Migrazioni (Amif) e l'Integrazione e del Fondo per la Sicurezza Interna (Isf). All'Italia sono destinati quasi 560 milioni di euro. Nello specifico, Roma riceverà in sei anni 313.355.777 di euro a sostegno degli sforzi nazionali per aumentare le capacità di accoglienza, assicurare le procedure di asilo in linea con gli standard europei, integrare i migranti e migliorare l'efficacia dei programmi di rimpatrio, e 244.888.658 euro per la gestione e la sorveglianza delle frontiere esterne dell'Ue.
In tutto questo, però, il vero problema del nostro paese è che non vengono rispettati gli accordi per la relocation, mentre gli sbarchi non accennano a diminuire. Dodicimila i nuovi arrivi negli ultimi tre giorni, con i trafficanti di esseri umani che inventano percorsi e mezzi alternativi per aggirare i controlli via mare. Di recente, piccoli gruppi, un massimo di venti persone, partono dalla Turchia e arrivano a bordo di barche a vela. A bordo, iracheni, siriani, curdi, in fuga dai loro paesi, che approdano sulle coste ioniche della Calabria, o a Lecce, in Puglia. Il pattugliamento previsto serve a poco, perché le imbarcazioni fanno altri giri. E i centri di accoglienza sono ormai stracolmi, tanto che nel Nord Italia qualche prefetto sta requisendo case e alberghi, scatenando non poche polemiche. Per ora ne sono stati distribuiti sui 100-120 a provincia, ma il numero potrebbe aumentare.
Ieri, a sollevare le mille questioni spinose sull'argomento è stato ancora una volta il capo dell'Immigrazione al Viminale, Mario Morcone. «Siamo sotto la lente europea, al centro di un'ossessione da parte di alcuni Paesi - ha dichiarato in audizione al Comitato Schengen - ma l'Italia sta facendo quanto richiesto, su hotspot, identificazioni e raccolta delle impronte digitali dei migranti, sono gli altri a non rispettare il patto. È un dato di fatto che il piano sulle quote di migranti è rimasto sulla carta, o quasi, con soli 1.318 richiedenti asilo che sono stati rilocati. Siamo arrabbiati - ha insistito il prefetto - perché siamo oggetto di un monitoraggio costante e ossessivo». Anche la Commissione Ue, attraverso il responsabile per la Sicurezza Julian King, ha riconosciuto che il nostro Paese è in regola con il rispetto del piano sui migranti e che «ora i controlli sono molto più efficaci». Quindi Morcone ha aggiunto: «Persiste un forte pregiudizio da parte dei Paesi del Nord e Centro Europa. Sono disposti a dare risorse in cambio di centri chiusi. Ma lo dico chiaramente: noi non faremo i campi chiusi, non faremo i campi di concentramento nel nostro Paese!».
Se la relocation europea non funziona, anche la redistribuzione interna avviene con disparità sul territorio. Sono 2.600 su 8.000 i Comuni che accolgono i migranti: da un lato «aggregazioni anche troppo imponenti» dall'altro «l'esclusione di un numero importante di Comuni». È per questo che il governo ha optato per il «fondo di riconoscenza di 100 milioni» destinato alle amministrazione che accolgono. Un fondo premiale di 500 euro una tantum a migrante che non dovrebbe avere vincolo di destinazione: le risorse andranno al Comune, che sarà «libero di utilizzarle in base alle esigenze».
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Il governo interviene per evitare il collasso economico di tutti gli operatori del settore, in attesa che si riesca a sbloccare la situazione oltre confine. La Commissione Europea ha approvato di recente 2,4 miliardi di aiuti, per il periodo 2014-2020, con l'obiettivo di sostenere i paesi membri ad affrontare l'emergenza immigrazione. In totale sono ventitrè i programmi pluriennali finanziati da Bruxelles nell'ambito del Fondo per l'Asilo, le Migrazioni (Amif) e l'Integrazione e del Fondo per la Sicurezza Interna (Isf). All'Italia sono destinati quasi 560 milioni di euro. Nello specifico, Roma riceverà in sei anni 313.355.777 di euro a sostegno degli sforzi nazionali per aumentare le capacità di accoglienza, assicurare le procedure di asilo in linea con gli standard europei, integrare i migranti e migliorare l'efficacia dei programmi di rimpatrio, e 244.888.658 euro per la gestione e la sorveglianza delle frontiere esterne dell'Ue.
In tutto questo, però, il vero problema del nostro paese è che non vengono rispettati gli accordi per la relocation, mentre gli sbarchi non accennano a diminuire. Dodicimila i nuovi arrivi negli ultimi tre giorni, con i trafficanti di esseri umani che inventano percorsi e mezzi alternativi per aggirare i controlli via mare. Di recente, piccoli gruppi, un massimo di venti persone, partono dalla Turchia e arrivano a bordo di barche a vela. A bordo, iracheni, siriani, curdi, in fuga dai loro paesi, che approdano sulle coste ioniche della Calabria, o a Lecce, in Puglia. Il pattugliamento previsto serve a poco, perché le imbarcazioni fanno altri giri. E i centri di accoglienza sono ormai stracolmi, tanto che nel Nord Italia qualche prefetto sta requisendo case e alberghi, scatenando non poche polemiche. Per ora ne sono stati distribuiti sui 100-120 a provincia, ma il numero potrebbe aumentare.
Ieri, a sollevare le mille questioni spinose sull'argomento è stato ancora una volta il capo dell'Immigrazione al Viminale, Mario Morcone. «Siamo sotto la lente europea, al centro di un'ossessione da parte di alcuni Paesi - ha dichiarato in audizione al Comitato Schengen - ma l'Italia sta facendo quanto richiesto, su hotspot, identificazioni e raccolta delle impronte digitali dei migranti, sono gli altri a non rispettare il patto. È un dato di fatto che il piano sulle quote di migranti è rimasto sulla carta, o quasi, con soli 1.318 richiedenti asilo che sono stati rilocati. Siamo arrabbiati - ha insistito il prefetto - perché siamo oggetto di un monitoraggio costante e ossessivo». Anche la Commissione Ue, attraverso il responsabile per la Sicurezza Julian King, ha riconosciuto che il nostro Paese è in regola con il rispetto del piano sui migranti e che «ora i controlli sono molto più efficaci». Quindi Morcone ha aggiunto: «Persiste un forte pregiudizio da parte dei Paesi del Nord e Centro Europa. Sono disposti a dare risorse in cambio di centri chiusi. Ma lo dico chiaramente: noi non faremo i campi chiusi, non faremo i campi di concentramento nel nostro Paese!».
Se la relocation europea non funziona, anche la redistribuzione interna avviene con disparità sul territorio. Sono 2.600 su 8.000 i Comuni che accolgono i migranti: da un lato «aggregazioni anche troppo imponenti» dall'altro «l'esclusione di un numero importante di Comuni». È per questo che il governo ha optato per il «fondo di riconoscenza di 100 milioni» destinato alle amministrazione che accolgono. Un fondo premiale di 500 euro una tantum a migrante che non dovrebbe avere vincolo di destinazione: le risorse andranno al Comune, che sarà «libero di utilizzarle in base alle esigenze».
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