Massi grandi come auto bombardano la strada In tanti pensano: «Questa è la fine del mondo»

Giovedì 27 Ottobre 2016 di Vengono giù le mura di Norcia
Due mesi dopo, il terremoto è tornato. Lo stesso carico di violenza che fa tremare i muri e crollare le case, la stessa potenza distruttiva che irrompe nella vita di piccoli paesi appenninici, semina panico, costringe la gente a fughe senza meta. La differenza è che rispetto al 24 agosto non si segnalano vittime: «Un ferito a Visso, qualche malore, niente di più» dicono alla Protezione Civile quando ormai è notte. Ma bisognerà aspettare la luce del giorno per capire se, in termini di vite umane, il bilancio è davvero questo.
Due le scosse che hanno martellato il centro Italia. La prima alle 19.10, magnitudo 5.4. E poi due ore più tardi, alle 21.18, un'altra botta, ancora più forte, ancora più spaventosa: 5,9 della scala Richter (ad Amatrice, ad agosto, i sismografi avevano registrato una intensità del 6.2). Le due scosse hanno lo stesso epicentro, fra Visso, Ussica e Castel Sant'Angelo sul Nero sull'Appennino marchigiano al confine con l'Umbria, in Vale Nerina, provincia di Macerata, piccoli paesi arrampicati sui colli, tutt'intorno decine di frazioni difficilmente raggiungibili.
«Io un terremoto così forte non l'ho mai sentito in vita mia» dice il sindaco di Ussita. Sollevato perché «da noi non ci dovrebbero essere morti», ma allo stesso tempo disperato perché «ho come l'impressione che non ci riprenderemo più. Il mio paese è finito». Eppure lì molte case hanno retto, la gente ha fatto in tempo a uscire e a mettersi in salvo, e quando è arrivata la seconda scossa la più feroce ormai erano tutti (così si presume e si spera) in zona di sicurezza, all'aperto, malgrado un diluvio che per almeno un paio d'ore si è abbattuto sulla zona.
Simile a quella di Ussita la situazione a Visso, Castel Sant'Angelo, a Preci (in Umbria). E simili le difficoltà, specie per chi ha provato a raggiungere le piccole frazioni sparpagliate sulla montagna. Molte strade sono state danneggiate, alcuni tratti d'asfalto si sono sbriciolati, massi caduti dai monti, frane. E pare davvero un miracolo che in tanta distruzione la conta delle vittime sia ferma a zero. A Norcia sono crollate due chiese antiche, nei Comuni vicini all'epicentro molte abitazioni private sono state danneggiate, alcune sono state rase al suolo. Ma gli abitanti hanno comunque fatto in tempo a salvarsi.
Alle 19.11, quando la terra ha tremato per la prima volta, sui paesi più vicini all'epicentro si stava abbattendo un temporale violentissimo che ha reso ancor più complicate le operazioni di soccorso. Per quasi un'ora a Castel Sant'Angelo è mancata la corrente, la gente è andata di casa in casa, con le torce elettriche, per accertarsi che non vi fossero vittime. A Visso e Ussita la rete telefonica è saltata subito dopo la scossa, ed è stato assai complicato mettersi in contatto con i residenti delle piccole frazioni. Secondo il sindaco di Preci molti suoi concittadini si sono messi in macchina per raggiungere luoghi più sicuri, in particolare i paesi della costa adriatica.
L'intensità delle scosse è stata tale da essere avvertita in mezza Italia. Ballano i lampadari in tutto il Veneto, in Trentino, a Pordenone. E giù al Sud, fino in Campania e in Puglia. La protezione civile veneta è in stato di preallerta ed è pronta a partire. Migliaia anche a Nordest le telefonate ai vigili del fuoco. A Roma molte persone sono scese in strada, la Farnesina è stata evacuata per precauzione. A Perugia e Firenze la Protezione Civile è stata messa in stato di allerta. In molti centri delle Marche e dell'Umbria ci sono stati vistosi danneggiamenti e a Camerino la seconda botta quella delle 21.18 - ha fatto crollare un campanile le cui macerie sono finite su un'abitazione, fortunatamente vuota. A Pescara molti tifosi che erano allo stadio per assistere a Pescara- Atalanta hanno abbandonato lo stadio e l'arbitro ha sospeso l'incontro per un paio di minuti.
Secondo i geologi la terra questa volta ha tremato in conseguenza delle scosse che ad agosto avevano colpito Amatrice, Arquata del Tronto e Accumoli, anche se dicono - «l'evento di questa notte potrebbe anche essere l'effetto dell'apertura di una nuova faglia». E' proprio nella zona già ferita due mesi fa che la paura di queste nuove scosse ha lasciato i segni più evidenti. Del resto, fra la valle della via salaria martoriata in estate e l'epicentro del nuovo terremoto ci sono poche decine di chilometri di distanza. Molte famiglie che ad Amatrice ed Arquata erano rientrate nelle loro case dopo «la strage» del 24 agosto hanno chiesto di riaprire temporaneamente le tendopoli: «Non ce la sentiamo di dormire a casa». Nelle zone rosse ci sono stati dei crolli, ma si trattava di abitazioni già lesionate a dunque non abitate. Per chi aveva deciso di resistere, e di rimanere in zona malgrado l'invito della Protezione Civile a spostarsi negli alberghi di San Benedetto del Tronto fino alla prossima primavera, è iniziata una notte di ripensamenti: «Forse val davvero la pena metterci al sicuro per un po', e poi ritornare quando i villaggi delle case in legno saranno pronti».

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