Le lezioni di guerra per i mujaheddin sono iniziate sulle Dolomiti, come confermano

Domenica 28 Febbraio 2016
Le lezioni di guerra per i mujaheddin sono iniziate sulle Dolomiti, come confermano i dettagli dell'inchiesta della procura di Venezia che è alle battute finali. L'accelerazione verso la chiusura delle indagini sui reclutatori di terroristi a Nordest è arrivata con il fermo di Ajhan Veapi, 37enne macedone nato in Germania ma domiciliato a Azzano Decimo bloccato dai carabinieri del Ros l'altra mattina a Mestre mentre tentava la fuga.
Era lui il misterioso "30enne slavo" che aveva il compito di passare dopo l'imam e completare l'opera di reclutamento, con l'addestramento dei "soldati di Allah". Lo ha fatto anche con i due i due "foreign fighters" bellunesi, addestrati alla guerra sulle montagne tra Longarone e Ponte nelle Alpi: Ismar Mesinovic, morto a 38 anni ad Aleppo, e Munifer Karamaleski, 30enne.
Veapi insegnò a utilizzare le armi e insieme testarono il drone (un oggetto volante radio-comandato usato per riprese aeree) sempre a scopo militare. Quell'oggetto prima di volare sopra i cieli della Siria, volò sopra quelli di Ponte nelle Alpi intorno alla metà di dicembre 2013. Il "Dji Phantom c296" quadrielica, munito di videocamera 14 mega pixel, era stato ritirato il 12 dicembre 2013 da Mesinovic.
Erano quelli gli ultimi giorni prima della partenza per la Siria e i preparativi procedevano con ritmo serrato. C'era molto da fare. Mesinovic, oltre a imparare a combattere, doveva convincere la moglie a concedergli di portare con lui il figlioletto di 2 anni Ismail Davud, con la scusa di una vacanza dai nonni. Senza il bimbo Mesinovic non sarebbe mai partito: quando un soldato abbraccia la causa del Califfato deve farlo con tutta la famiglia. Così fece anche Munifer Karamaleski che portò in Siria moglie e 3 figlioletti. Il 15 dicembre 2013, terminato l'addestramento, i due partono da Ponte nelle Alpi seguendo la rotta balcanica per raggiungere la Siria con i bambini. Mesinovic morirà sul campo di battaglia nei primi giorni del gennaio 2014. Di Karamaleski non si hanno al momento notizie.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti un terzo straniero-bellunese sarebbe al centro dell'inchiesta con un ruolo preciso. Si tratta del 27enne marocchino Anass Abu Jaffar, attualmente a Casablanca, sul quale pende un ordine di espulsione e che quindi non potrà più tornare in Italia. L'uomo, che frequentava come gli altri il centro di preghiera di Ponte nelle Alpi, è considerato «il responsabile del percorso di indottrinamento e radicalizzazione i Mesinovic». Era un predicatore mediatico dalle pagine Facebook denominate "Scienza del Corano", dove pubblicò anche la foto di Mesinovic morto in battaglia. Ma poi "il colpo di grazia" per l'indottrinamento arrivava dall'imam del Terrore, il bosniaco Bilal Bosnic. L'imam, indagato anche a Venezia, è stato arrestato per reclutamento di terroristi nella sua patria, in Bosnia, il 3 settembre scorso e si trova attualmente ai domiciliari.

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