Le ferite della crisi che ancora si sentono con una ripresa modesta, l'Europa che

Venerdì 27 Maggio 2016
Le ferite della crisi che ancora si sentono con una ripresa modesta, l'Europa che «sembra scricchiolare» ed è diventata così diversa dall'idea dei padri fondatori, il rapporto con il sistema bancario, la necessità di nuovi modelli di relazioni industriali, la questione meridionale mai risolta, i compiti da fare in casa e le richieste a governo e legislatore, a partire da un passo più veloce sulle riforme e sulla loro applicazione, da un fisco più leggero su lavoro imprese e famiglie, dal rilancio di una politica industriale. In 29 pagine la relazione di debutto del neopresidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, affronta tutti i temi più caldi del momento. Compreso quello dei migranti, senza i quali «l'Italia si fermerebbe». Una relazione accolta dalla platea con ben 24 applausi e una standing ovation finale.
Quando prende la parola - alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di tremila imprenditori e di una nutrita pattuglia di rappresentanti di governo e Parlamento - Boccia è chiaramente emozionato. La sua voce addirittura si incrina nel momento in cui, ricordando «da dove sei partito», ringrazia il padre Orazio, fondatore dell'azienda di famiglia, anche lui in sala ad ascoltarlo. Ma l'emozione si dissolve appena entra nel cuore della sua relazione. «La nostra economia è senza dubbio ripartita. Ma non è in ripresa» chiarisce. «La risalita è modesta, deludente, non ci riporterà in tempi brevi ai livelli pre-recessione».
Come risalire la china? Boccia parte dai compiti in casa. L'elenco comprende le dimensioni aziendali («crescere deve diventare la nostra ossessione»), l'innovazione nei modelli di finanziamento («più capitale di rischio, meno di debito») e di governance («non dobbiamo rimanere soggiogati dalla paura della perdita del controllo»), un migliore utilizzo delle tecnologie digitali, una presenza più capillare sui mercati esteri. E la ricerca di una maggiore produttività da ottenere anche attraverso nuove relazioni industriali.
Per riportare il sistema Italia a essere competitivo e tornare a una crescita duratura, la politica deve fare la sua parte. Boccia apprezza l'operato del governo Renzi («ottima la riduzione Ires al 24% a partire dal 2017», bene il superammortamento, bene il piano nazionale contro la povertà, ok all'azione in Europa per una politica di bilancio meno restrittiva), ma chiede di spingere ancora di più sulle riforme. Che saranno giudicate con un approccio no-partisan. Per un giudizio su quella costituzionale rimanda al Consiglio generale dell'associazione che si terrà il 23 giugno, pur ricordando che «Confindustria si batte fin dal 2010 per superare il bicameralismo perfetto e riformare il Titolo V» e sottolineando che «oggi questo traguardo è a portata di mano». C'è da lavorare sul fisco. Il pacchetto di richieste è corposo: decontribuzione strutturale, abbattimento delle aliquote, potenziamento del credito d'imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo, deducibilità delle tasse che si pagano sul territorio, e soprattutto alleggerimento del carico di tasse su imprese e lavoratori spostando il peso «sulle cose». Su quest'ultimo punto la risposta del governo arriva praticamente subito attraverso il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e non è favorevole: «Non abbiamo in previsione aumenti di Iva». Tra gli interventi prioritari Boccia poi inserisce il rilancio dei progetti infrastrutturali, l'eliminazione della «zavorra di norme e regolamenti», un'azione più incisiva sulla spending review. Importante anche il passaggio sull'Europa, alle prese con la minaccia “Brexit”, con le tentazioni di nuovi muri e barriere, con nazionalismi e populismi «pericolosi e irresponsabili». Un'Europa che appare «fredda, astratta e capace soltanto di imporre sacrifici e rigore» e che invece, con coraggio, deve recuperare gli ideali e i valori di inclusività e di libertà che hanno ispirato i fondatori.
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