Ladroin casa del carabiniere: alla sbarra il vicino (cugino)

Martedì 23 Febbraio 2016
CENCENIGHE - Avrebbe rubato nell'abitazione del carabiniere e poi avrebbe dato l'allarme tornando sul luogo del delitto. Incredibile il furto messo a segno la mattina del 27 maggio 2012 nella casa di Sandro Buffa e della moglie Romina Chenet, "in barba" al Rottweiler che era sul terrazzo. Il cane non abbaiò forse perché chi ha agito era un conoscente della famiglia: il cugino e vicino di casa. Il colpo è stato ricostruito ieri in tribunale a Belluno con le domande del pm Giuseppe Gulli di fronte al giudice Luca Berletti. Alla sbarra Carlo Manfroi, 60enne di Cencenighe (avvocato Luca Dalle Mule, in aula il collega Enrico Gandin). Si sarebbe introdotto nell'abitazione rubando oggetti, bigiotteria, macchina fotografiche, telefoni cellulari e una decina di occhiali di marca.
In aula ieri sono sfilati tutti i carabinieri che hanno indagato sul caso, della stazione di Cencenighe e del Nucleo operativo provinciale. Da quanto ricostruito, grazie anche al monitoraggio del Manfroi, l'uomo quella mattina sarebbe andato come sempre a far la spesa al negozio di alimentari cooperativa di Cencenighe di Romina Chenet, che è sua cugina. Dopo aver preso il pane e il resto avrebbe detto alla Chenet: «Ero sul tetto che sistemavo alcune tegole stamattina quando ho visto un uomo riccio sui 25-30 anni fuggire a piedi sulla mulattiera con una borsa in plastica. Visto che han rubato 15 giorni fa lì vicino, forse hanno rubato anche a casa tua». La Chenet che doveva stare in negozio chiede al cugino di andare a controllare. Quando il Manfroi arriva telefona e spiega che c'era il vetro della porta finestra del salotto spaccato. A quel punto la commerciante, come raccontato dalla donna ieri in aula, chiude il negozio e va a casa in frazione Chenet, dove arrivano per il sopralluogo anche i carabinieri. Resta sul posto anche il vicino-cugino Manfroi. «Mi continuava a chiedere - ha spiegato la Chenet - ma sospetti di qualcuno, pensi a qualcuno? A quel punto ho detto che la storia mi sembrava un po' strana». A completare il giallo anche un paio di guanti di Manfroi lasciati in casa, oltre al cane "muto" e centinaia di telefonate a cittadine extracomunitarie che praticano la prostituzione. Infine la rivelazione di G.R. che avrebbe confermato che quel colpo lo aveva fatto proprio Manfroi. Una rivelazione però non confermata ai carabinieri. Si torna in aula il 13 giugno.

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci