La strage dei minori, per l'Unicef è «genocidio»

Lunedì 30 Maggio 2016
ROMA - Per la prima volta da lunedì scorso, gommoni e barconi sono rimasti nei porti libici e gli uomini imbarcati sulle navi nel canale di Sicilia hanno potuto tirare il fiato dopo giorni in cui hanno soccorso e salvato migliaia di persone. Ma i numeri dell'Onu confermano che quella appena conclusa è stata una delle peggiori settimane di sempre: tre naufragi, 65 corpi recuperati, 700 dispersi almeno 40 dei quali bimbi. Una strage nella strage, quella dei più piccoli, che l'Unicef chiama con l'unico nome possibile: «genocidio».
L'inviato dell'Onu in Libia ha sostenuto che «non ci sarà una nuova ondata migratoria» poiché nel 2016 le partenze dalla Libia verso l'Italia sono diminuite di un terzo. I dati del Viminale, aggiornati a venerdì, dicono però una cosa diversa: è vero che il flusso dalla Libia ha subito un calo - dal 1. gennaio sono arrivati 32.591 migranti contro i 37.819 sbarcati nello stesso periodo del 2015 - ma è anche vero che nello stesso periodo sono più che raddoppiate le partenze dell'Egitto: 4.414 quest'anno contro i 1.854 dell'anno scorso. E se si guardano i valori assoluti non c'è stata alcuna riduzione: quest'anno sono arrivati poco più di 41mila migranti, nel 2015 erano 41.485.
Ieri è tornato sull'argomento il presidente Sergio Mattarella: quello dell'immigrazione è «un fenomeno epocale e destinato a durare nel tempo» e «atteggiamenti solitari e di chiusura sono effimeri e inefficaci. Occorrono al contrario politiche unitarie e coerenti, azioni coordinate a livello planetario nel campo della solidarietà e dell'accoglienza».
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