La piazza dell'ippodromo di Costantinopoli, una lunga scia di sangue

Mercoledì 13 Gennaio 2016
In turco si chiamava, fino a poco tempo fa, At Meydani, piazza del cavallo. Un nome che ricorda quello che fu la piazza per secoli e secoli: l'Ippodromo di Costantinopoli dove, alla presenza dell'imperatore si svolgevano le gare che nella capitale dell'Impero romano d'Oriente avevano sostituito quelle del Circo di Roma. Del resto dove ora sorge la moschea del Sultano Ahmet, la famosa Moschea Blu, si ergevano le tribune riservate all'imperatore bizantino da cui assisteva alle gare e premiava i vincitori.
Dopo la conquista ottomana del 1453, la piazza rimase il posto dove si esercitavano i cavalieri sipahi dell'esercito ottomano e dove il sultano ogni tanto faceva mostra della sua perizia di cavaliere. Mentre tutt'intorno le costruzioni cambiavano, rimasero i tre obelischi che costituivano ai tempi dell'impero bizantino le spine (così venivano chiamate) attorno a cui si svolgevano le gare dei cocchi, proprio come al Circo Massimo a Roma.
E ancora oggi si può vedere l'obelisco di Teodosio, di fronte al quale è avvenuto l'attentato. Si tratta, in realtà, di un obelisco egiziano del faraone Tutmosi III. Più avanti ecco i resti della colonna dei serpenti, un obelisco in bronzo dove si vede ciò che resta della colonna tortile proveniente dalla Grecia e fusa con le armi prese ai Persiani nella battaglia di Platea del 479 avanti Cristo, prelevata dal tempio di Apollo a Delfi.
Non è la prima volta che l'At Meydani vede scorrere il sangue. La prima fu l'11 gennaio del 532 quando le varie fazioni del circo si ribellarono all'imperatore Giustiniano. Una rivolta che parve rovesciare l'imperatore fino a che, su consiglio della sua grande moglie, Teodora, Giustiniano non scatenò le truppe del suo fedele generale Belisario. Questi respinse i rivoltosi nell'ippodromo poi diede ordine ai suoi di entrare e massacrare tutti. Si parla di almeno 60 mila uccisi.
Ma un secondo massacro è passato alla storia, quello dei giannizzeri del 1826. I giannizzeri, un tempo truppe d'élite dell'impero ottomano e guardia del sultano, si erano ridotti a una sorta di pretoriani fino a che il sultano Mahmud II non ordinò il loro scioglimento. Al che i giannizzeri si ribellarono. Era ciò che Mahmud voleva, egli fece entrare in campo le truppe armate alla moderna che aveva addestrato in segreto, truppe armate con fucili e cannoni allora all'avanguardia. Al comando di un generale dal soprannome inquietante, Karacennet (Inferno nero) i giannizzeri furono assaliti e costretti a rifugiarsi nella piazza dell'ippodromo. Lì furono uccisi tutti, si dice in trentamila, dalle cannonate del nuovo esercito.
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