La Commissione: ma così non può passare

Sabato 22 Ottobre 2016
Nel fine settimana la Commissione europea farà un ultimo tentativo di mediazione prima di decidere se inviare all'Italia una lettera di messa in mora che, entro il 31 ottobre, potrebbe prefigurare una bocciatura della legge di bilancio per il 2017. Né le parole dure di Renzi ieri al termine del Vertice europeo, né le correzioni tecniche apportate alla manovra in un nuovo documento programmatico inviato a Bruxelles, hanno permesso ai tecnici della Commissione di dissipare i dubbi sulle cifre per il prossimo anno. «Gli obiettivi di bilancio sono rimasti immutati», a cominciare dal saldo netto strutturale che rappresenta il parametro principale del Patto di Stabilità e Crescita, spiega una fonte comunitaria. I contatti con il governo italiano proseguono. «Stiamo discutendo le misure specifiche e la discussione è molto costruttiva», ha spiegato ieri da Francoforte il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, sottolineando che «incrementare gli investimenti» pubblici e privati deve essere «la top priority» dell'Unione europea.
Ma la valutazione del commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, non sembra essere cambiata. Con i numeri e le misure attuali della legge di bilancio, la deviazione dagli obiettivi del Patto è ritenuta eccessiva. Per evitare una bocciatura della manovra e il pericolo di una procedura per deficit eccessivo a novembre, l'Italia deve compiere uno sforzo di bilancio ulteriore, o almeno dare garanzie su meccanismi automatici che riportino i conti all'interno dei parametri del Patto nel corso del 2017. Sul piano politico, a parte qualche scambio di battute durante il Vertice, la trattativa tra Renzi e Jean-Claude Juncker ancora non c'è stata. Il presidente della Commissione era concentrato su un altro dossier il «no» della Vallonia al trattato di libero scambio con il Canada che rischia di aprire una nuova crisi nell'Unione europea. La volontà di aiutare Renzi c'è. Ma la sua squadra ha preso nota della minaccia di ieri di andare dritto per la sua strada, che mette Juncker davanti a un dilemma: capitolare di fronte al presidente del Consiglio italiano mettendo in discussione quel poco di credibilità che resta alla Commissione come guardiano del Patto, oppure andare allo scontro anche a costo di indebolire Renzi a poche settimane dal referendum sulla riforma costituzionale. «L'attitudine di Renzi finora ha funzionato, non vogliamo che perda il referendum, ma ora sta esagerando», spiega un funzionario coinvolto nei negoziati: «Così non possiamo più aiutare». Aldilà dei dubbi dei tecnici su alcune entrate, il problema è che la deviazione dell'Italia dagli obiettivi del Patto va ben oltre lo «zero virgola».
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci