La comandante è indagata per omicidio colposo

Martedì 25 Ottobre 2016 di Soccorsi in ritardo Interrogata la tenente di vascello Pellegrino
ROMA - È stata ascoltata due settimane fa a piazzale Clodio la tenente di vascello Catia Pellegrino, la donna che più di tutti ha incarnato l'immagine delle navi della Marina che ogni giorno salvano centinaia di migranti abbandonati nelle acque del Mediterraneo. Stavolta, però, la comandante si è trovata a dover spiegare il proprio comportamento per un soccorso arrivato ore dopo la prima chiamata di emergenza. Una storia su cui potrebbe aver avuto un forte peso il rimpallo di competenze con le autorità maltesi che in teoria avevano il controllo delle operazioni di soccorso. Ai pm che l'hanno iscritta al registro degli indagati con l'accusa di omicidio colposo e omissione di soccorso, Catia Pellegrino ha dovuto spiegare le ragioni di un soccorso in mare arrivato, almeno apparentemente, troppo in ritardo. Quelle ore di attesa potrebbero aver causato la morte di 268 persone (i numeri ufficiali parlano, però, solo di 26 corpi recuperati).
Catia Pellegrino non è l'unica a dover spiegare il proprio operato di quella lunghissima giornata del 11 ottobre 2013. La procura di Roma ha iscritto in tutto 4 nomi: lei e tutta la catena di comando che ha seguito gli spostamenti del suo pattugliatore, la Libra, dal primo allarme fino all'arrivo nell'area del naufragio alle 18, quando il peschereccio era già affondato. Un alto ufficiale della Marina ha una ulteriore accusa: avrebbe soppresso dei documenti direttamente collegati a questa vicenda.
A denunciare l'accaduto alla procura di Agrigento, anche se le indagini sono parzialmente passate prima a Palermo e quindi a Roma, è stato Mohanad Jammo, primario di un ospedale di Aleppo che nella traversata ha perso due figli.

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