La beffa di Sappada è una amara delusione non solo per i cittadini della

Giovedì 17 Marzo 2016
La beffa di Sappada è una amara delusione non solo per i cittadini della vallata germanofona, che avevano votato plebiscitariamente per andarsene dal Veneto al Friuli Venezia Giulia, ma anche per tutta la provincia di Belluno, che si è vista ancora una volta presa in giro dalle istituzioni. La notizia che la discussione della legge su Sappada è stata tolta dal calendario dell'aula del Senato, ha fatto capire a tutti come la possibilità di utilizzare la Costituzione per esprimere la volontà popolare sia soltanto una ipotesi teorica, che deve sottoporsi al volere e ai diktat della politica. Così la deliberazione del Consiglio provinciale, convocato d'urgenza il giorno prima della data di apertura della discussione sulla legge per Sappada, che chiedeva di soprassedere alla votazione del Senato, è apparsa a tutti come un «signorsì» locale ad una decisione presa in sede romana. L'iter della legge era arrivato all'ultimo miglio prima del traguardo, dopo aver superato con voto favorevole le valutazioni dei Consigli regionali del Friuli Venezia Giulia e del Veneto e quello del Consiglio provinciale di Udine e di Belluno. Se pure è consentito che una assemblea cambi parere, la decisione dei 6 sindaci, che hanno espresso la maggioranza del consiglio provinciale votando per la sospensione della discussione in Senato della legge sul passaggio di Sappada in Friuli, è sembrata un dietrofront poco democratico ai sappadini presenti ia palazzo Piloni, ma anche ai tanti bellunesi che avevano visto nel voto secessionista una strada per affermare il diritto di questo territorio ad avere l'opportunità di aggregarsi ad un'altra Regione con statuto speciale. I referendum senza risposta partono da quello di Lamon, per raggiungere i Comuni ladini ex asburgici, che optavano per tornare in Alto Adige, e poi diffondersi in tutti gli altri Comuni del confine occidentale del territorio bellunese. Una strategia proposta soprattutto dal Bard, che a suo tempo si era visto negare la possibilità di indire un referendum provinciale per l'annessione al Trentino Alto Adige, ma votata da molti cittadini, anche se in tante località il quorum non era stato raggiunto. Ora, dopo la sostanziale sconfitta delle speranze sappadine, resta la grande delusione della popolazione nei confronti della politica. Sul banco degli imputati i sappadini mettono il sottosegretario Gianclaudio Bressa, accusato di fare gli interessi di Bolzano e Trento, Roger De Menech e tutto il Pd ma anche la stessa Lega, che avrebbe concordato la linea tra il presidente del Veneto Zaia e il governo centrale. Ora a Sappada si proverà a sbollire la rabbia per questa ennesima sberla in faccia alla volontà popolare. Il movimento referendario non intende comunque abbassare le insegne friulane.(((eichercl)))

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