L'Italia alla Ue: sisma e migranti eventi eccezionali da finanziare

Venerdì 28 Ottobre 2016 di «Le frontiere esterne dell'Unione sono cosa comune e noi sosteniamo da soli uno sforzo a vantaggio di tutti»
Il governo non arretra. Le spese per i migranti e per il sisma vanno tenute fuori dal calcolo del deficit. La risposta alla lettera inviata due giorni fa dalla Commissione europea, con la quale Bruxelles chiedeva chiarimenti sugli scostamenti del deficit rispetto ai patti sottoscritti solo a maggio di quest'anno, non si è fatta attendere. Il Tesoro ha inviato le sue osservazioni nella serata di ieri. Una risposta in parte tecnica, ma soprattutto politica. Specialmente nella difesa degli 8,1 miliardi destinati alla ricostruzione delle zone colpite dal sisma, alla messa in sicurezza delle scuole e degli edifici pubblici, oltre che a quelle sostenute per il salvataggio in mare e l'accoglienza dei migranti. Su quest'ultimo fronte il governo usa toni inusualmente duri per una missiva che dovrebbe rispondere ad osservazioni «tecniche». «Le frontiere esterne», scrive il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, «dovrebbero essere una questione di responsabilità comune. L'Italia», si legge, «sta giocando un ruolo strategico nel mettere in sicurezza le frontiere europee e ha fatto uno sforzo finanziario eccezionale al posto della Comunità per provvedere ai suoi obblighi umanitari». Una posizione corroborata da una sfilza di numeri illustrati in quattro tabelle allegate alla lettera. Fino ad ottobre di quest'anno nel Paese sono arrivati 156.705 migranti, più di quanti ne sono sbarcati in tutto il 2015. Il triplo di quelli arrivati soltanto tre anni fa, nel 2013. Ci sono oltre 20 mila minori non accompagnati. Senza contare, spiega Padoan, che l'Italia sostiene i costi delle migrazioni, ma non ne ha i benefici, visto che la maggior parte di chi arriva è solo di passaggio per altre mete. Per il 2017 il costo stimato per fronteggiare questo esodo è di 3,8 miliardi, che potrebbero addirittura diventare 4,2 miliardi. Anche sul terremoto la linea è la stessa. Nella manovra ci sono 2,8 miliardi per la ricostruzione del sisma di Amatrice. Ma ci sono anche altri due miliardi che Roma intende tenere fuori dal Patto per mettere in sicurezza 42 mila scuole, il 30% delle quali ha bisogno di interventi o addirittura di essere ricostruita. Senza contare i fondi che serviranno per il terremoto che ha colpito il centro Italia due giorni fa, per il quale potrebbero essere necessari altri due miliardi (ma di questo la lettera non parla). Migranti e sisma valgono lo 0,4% del deficit. Senza queste spese l'Italia sarebbe sostanzialmente in linea con le richieste europee. I compiti a casa, sottolinea Padoan, Roma li ha fatti tutti. Sulle riforme strutturali è andata avanti, e a dicembre ci sarà il voto sul referendum costituzionale. Ma anche sulle questioni «tecniche» il Tesoro dà una stoccata alla Commissione, ricordando che se si utilizzasse un diverso metodo di calcolo dell'output gap, «la strategia fiscale dell'Italia apparirebbe sotto un'altra luce». E comunque il pareggio di bilancio resta confermato per il 2019.
Comunque sia, l'incontro decisivo per il via libera o meno alla manovra da parte della Commissione ci sarà oggi a Bratislava, dove il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, incontrerà il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. I tecnici dell'esecutivo comunitario hanno iniziato a valutare la risposta dell'Italia alla lettera di martedì. Le decisioni politiche sono attese entro lunedì, data ultima per la Commissione per chiedere una nuova versione del progetto di bilancio. Pur chiedendo un gesto al governo uno sforzo strutturale in più dello 0,1% o meccanismi automatici da attivare nel corso del 2017 in caso di deviazione come le clausole di salvaguardia - Moscovici è alla ricerca di una soluzione che permetta all'Italia di passare l'esame autunnale.
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