«Investire nel capitale umano oppure sarà sempre peggio»

Domenica 23 Ottobre 2016 di Paolo Legrenzi: vincono i Paesi con alta mobilità interna i nostri giovani disposti a spostarsi solo a cortissimo raggio
«Ma si è guardato intorno? L'Italia non cresce economicamente. E inoltre questi giovani sono dentro una terribile piramide demografica. Io ho 74 anni e dico che la mia generazione è stata privilegiata quando a vent'anni cercava un lavoro e lo trovava subito qualsiasi grado di istruzione avesse. Previlegio che continua perché si è appropriata di una parte della ricchezza molto alta (fenomeno interclassista e politicamente trasversale); e vive sempre più a lungo utilizzando quei soldi». Paolo Legrenzi, docente emerito di psicologia cognitiva all'Università di Venezia, uno dei massimi esperti di come la nostra mente pensa l'economia e guarda con freddezza i dati che mettono l'Italia nel solito gradino in basso.
Paese per vecchi e basta?
«Spendiamo per le pensione dei vecchi il 16 per cento del Pil, come nessuno in Europa. Finora si è andati in pensione in media a 57 anni; ma anche chi smetterà di lavorare a più di 60 anni si prenderà un monte di risorse, anche sanitarie, vivendo molto. L'Italia investe quattro volte meno per l'istruzione scolastica che per le pensioni: o decide di puntare nella formazione del suo capitale umano (l'unico capitale che ha) o sarà sempre peggio. E' brutto che un giovane sia certo che vivrà peggio dei genitori. Mai accaduto in 150 anni di Italia unita».
Un po' mammoni però lo siamo ancora.
«Massì, il sogno italiano è spostarsi tra Treviso, Onè di Fonte, Spinea e Preganziol. Sanno tutti ormai che vincono i paesi che insegnano al proprio capitale umano come crescere, e spostarsi. Esempio? Le prime dieci aziende per capitalizzazione degli Usa non esistevano nel 2006 e tutte operano collaboratori che arrivano da mezzo mondo».
Noi invece...
«In Inghilterra, Francia, Germania, paesi con politiche per giovani famiglie, i figli vanno via dopo i 20 anni, tirano la cinghia ma vivono da soli. Solo l'Italia li tiene in casa: anche la borghesia qui è rimasta e cieca. E poi è umiliante per i figli vivere in casa dei genitori perché senza lavoro o con stipendi bassi. Nemmeno ereditare quell'edificio servirà loro come trampolino sociale».
Questo vuol dire?
«Che il meccanismo di scalata sociale da noi si è inceppato. Una volta fuori dalle campagne del Nordest si poteva fare tutto. Adesso anche con una laurea si sta a casa, disoccupati; o all'estero facendo mestieri sottopagati. E questi quando prenderanno una pensione sarà bassissima. Sì, stare in casa è anche difendersi, ma senza guardare al futuro né partecipare alla vita sociale e politica».
Non tutti chiusi con mamma e papà...
«Ho lavorato molto in Inghilterra e in altri paesi; e 20 giorni fa ero a Londra dove nel mio albergano lavorano quasi tutti giovani italiani, in attività che da noi fanno gli stranieri. Sa che nella city ci sono attualmente 4 mila laureati, usciti dalla Bocconi. Non credo davvero che tutti avessero così tanta voglia di lavorare in un altro paese».
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci