Incinta e perseguitata: un anno alla zia-stalker

Mercoledì 29 Marzo 2017
Un anno di reclusione (pena sospesa) e la condanna al risarcimento del danno per 5mila euro. È finito così ieri mattina in Tribunale a Belluno il processo alla zia-stalker che non avrebbe dato pace alla nipote nemmeno quando era incinta, tanto da indurle quasi un aborto.
La vicenda è finita con una 73enne zoldana, ma residente a Belluno finita alla sbarra L.F. I fatti, che sono avvenuti a Belluno sono stati ricostruiti in aula con le testimonianze del procedimento che si è concluso ieri. L'imputata accusata degli atti persecutori iniziati nel 2010 proseguiti fino a aprile 2014 era difesa dall'avvocato Claudia Bettiol (ieri in aula la collega Roberta Zancanaro). La vittima delle persecuzioni, la nipote era parte civile con lo studio Paniz. Il pm Sandra Rossi ha chiesto per la 73enne la condanna a 2 anni, considerando l'aggravante dello stalking nel periodo in cui la nipote era incinta.
Alla fine la sentenza del giudice Elisabetta Scolozzi che ha condannato la donna a un anno di reclusione oltre alle spese legali e al risarcimento di 5mila euro. Una cifra che non potrà mai cancellare l'inferno passato dalla nipote. Le motivazioni della sentenza si conosceranno tra 30 giorni.
«Vi ammazzo tutti, ti spacco la macchina, vi ammazzo». Di questo tenore il tipo di frasi che la zia avrebbe rivolto alla nipote, ripetutamente. Poi rumori, molesti di giorno e di notte atteggiamenti emulativi e atti intimidatori, tanto da costringere la giovane nipote a chiedere aiuto a amici per tutelarsi dall'assillo della zia.
Ma il fatto più grave è quello avvenuto quando la nipote era in avanzato stato di gravidanza. È a quel punto che le incursioni e le minacce della zia sono arrivate a crearle problemi e addirittura una minaccia di parto prima del termine. In più occasioni dovettero intervenire le forze di polizia, per i frequenti episodi persecutori e le minacce che terrorizzavano la ragazza.

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