Il tono di sfida che può far breccia nell'elettore di centrodestra e M5s

Mercoledì 26 Ottobre 2016 di I toni ruvidi e accesi contro Bruxelles sul tema dei migranti potrebbero fare la differenza. L'appuntamento di marzo per l'anniversario dei Trattati di Roma
La letterina da Bruxelles, giunta ieri sera sul tavolo del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, non preoccupa Matteo Renzi. Anzi, secondo alcuni sondaggi analizzati nel quartier generale di Bastaunsì e a palazzo Chigi, lo scontro con l'Europa, tanto più se collegato alla vicenda migranti, piace molto all'elettorato di centrodestra, leghista e pentastellato che potrebbe fare la differenza in vista del referendum di dicembre.
Da Bruxelles prevale la linea del silenzio. Si evita da giorni di rispondere agli affondi del presidente del Consiglio italiano che ieri ha minacciato di porre il veto sul bilancio comunitario se non cambierà la politica europea dell'accoglienza. Toni ruvidi, come altrettanto spigolosa si annuncia la lettera di risposta che, nel giro di due giorni, l'Italia darà ai tecnici della Commissione - e che verrà resa pubblica - nella quale si ribadirà che alcune entrate sono una-tantum perchè eccezionali sono anche alcune uscite. Terremoto in testa. La linea del «non si cambia» mette d'accordo Renzi e Padoan. Una compattezza che spinge la Commissione Juncker a dosare gli ultimatum e a rinviarli al 5 dicembre, quando l'esame della Commissione entrerà nel merito. Filippo Taddei, consigliere economico di palazzo Chigi, ha annunciato per oggi il deposito della legge di Bilancio in Parlamento. Un modo per ribadire che non si attendono le controdeduzioni dei commissari Ue per ufficializzare il testo. A Bruxelles nessuno intende alimentare la polemica nei confronti del governo di Roma. Resta alta la speranza che Renzi possa vincere il referendum e si rimanda lo scontro certi che i toni possano calare una volta archiviata la campagna elettorale. La speranza rischia però di andare delusa perché gli sbarchi di questi ultimi giorni iniziano a rappresentare un problema per l'esecutivo che sinora aveva minimizzato il problema sostenendo che si era in linea con gli arrivi degli anni precedenti. Sorvolando su gli altri punti osservati nella lettera, terremoto in testa, Renzi continuerà a picchiare duro anche nei prossimi giorni e soprattutto in vista della manifestazione di sabato a Roma. Sotto gli occhi inorriditi di molti esponenti del Pd europeisti ad ogni costo, il sì alla riforma costituzionale Renzi lo sta trasformando in una sorta di referendum pro o contro l'attuale Unione. «Più forti in Italia per essere più forti in Europa», lo slogan coniato da Renzi sinora poco interessato ad eventuali contraccolpi e convinto che Bruxelles lo preferisca anche al più moderato ed europeista pentastellato. Al punto da confidare che l'anniversario dei trattati di Roma del marzo prossimo possano diventare l'occasione per il rilancio dello spirito europeo. Dalla sua Renzi ha lo sbandamento che si coglie nei palazzi della Commissione. La forte pressione che continua a fare Washington affinchè la Ue riveda al politica di austerità (certificata dal nuovo incontro che a Berlino Obama avrà con Hollande, May, Merkel e Renzi) e Pierre Moscovici. Il commissario Ue agli Affari Economici ieri ha risposto a brutto muso al leader dei falchi del rigore, il ministro tedesco Wolfgang Schauble, che vorrebbero porre i bilanci degli stati ad una ulteriore analisi da parte dei tecnici del fondo salvastati.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci