Il porno-vip finisce in Procura

Mercoledì 5 Agosto 2015
Il porno-vip finisce in Procura
Nel 1984 mise sottosopra la città di Padova per girare la sua opera prima, "L'inceneritore". Il film di Pier Francesco Boscaro riscosse pareri decisamente favorevoli alla Mostra del cinema di Venezia, ma non venne mai messo in circolazione. In questa estate afosa il regista ritorna invece in scena con una denuncia per presunti video porno, girati in una palazzo della Padova bene.
È una novella "gialla" dell'estate. Gli elementi ci sono tutti. C'è il regista cinematografico, di nobili origini, che si credeva fosse scomparso. C'è la famiglia vip padovana. C'è il sesso. Anzi, si insinua che in un palazzo si siano fatte le orge riprese dal regista. Il tutto viene riportato in una lettera anonima che ha ricevuto anche Boscaro. Il quale poi ha presentato una denuncia in questura. E c'è anche la rabbia: la famiglia vip sospetta che lo scritto anonimo sia stato messo in scena dallo stesso regista e amico. Insomma, il copione c'è. Manca soltanto la sceneggiatura.
Pier Francesco Boscaro, che discende dalla casata degli Ambrosi e vive nella sua villa museo di Camin alle porte di Padova, nei giorni scorsi ha varcato l'ingresso della Questura per presentare una querela. Ha consegnato all'ufficio denunce una lettera anonima, che gli è stata recapitata a casa. Nella lettera si insinua che egli sarebbe il regista di alcuni video che riprenderebbero una signora di gran nome mentre fa l'amore con i suoi amanti. Video che sarebbero stati duplicati e girerebbero in varie famiglie della città. E i filmati erano contenuti nel computer del figlio della donna e, secondo l'anonimo, il computer sarebbe stato rubato da uno degli amanti di sua madre.
La lettera anonima è molto dettagliata e descrive soprattutto i peccati del figlio della donna, che ambirebbe a diventare cantautore. Nella denuncia il regista racconta che si è offerto alla signora di individuare l'anonimo bugiardo autore della missiva. Ma si è trovato la porta chiusa in faccia. Perché la signora, che non ha mai posato per lui, sospetta che sia stato il regista stesso a inscenare tutta la vicenda, anche a scrivere la lettera anonima.
Nella sua denuncia l'autore de "L'inceneritore" racconta di un pranzo in un palazzo di un benestante rodigino, dove sarebbe nato l'input della missiva anonima. Il motivo? La gelosia di una donna innamorata del regista.
«Gli ignoti fautori della lettera sono destinati a ritrovarsi molto presto a rispondere e pagare per le loro porno-bighellonate che, a onor del vero, verranno sviscerate in ogni loro piccante dettaglio nelle aule del Tribunale», dice il regista dalla sua storica villa di Camin. Che così torna sulla scena con una storia a luci rosse. Aveva tutti i colori del noi, invece, il lungometraggio "L'inceneritore", mai distribuito in Italia. Sullo sfondo una Padova dei primi anni '80, con divertenti dialoghi in dialetto. I luoghi sono quelli del centro storico, di Prato della Valle, della Basilica del Santo. Tra gli attori principali del film c'erano Flavio Bucci, nei panni di uno zotico contadino con presunti doti taumaturgiche, e Ida Di Benedetto, nel ruolo di una prostituta. Tutto nasce da un omicidio, una notte d'inverno. Poi la situazione si evolve, degenera fino a straripare trasformando l'intera umanità in un assassinio.
Costato 3 miliardi delle vecchie lire, il film non è mai stato distribuito perché «Roma ci ha boicottato», disse il regista. E aggiunge: «Nonostante alla mostra del cinema di Venezia fossero tutti entusiasti, il sistema della distribuzione ci ha ostacolato in tutti i modi. Lo Stato ha dato un contributo di 150 milioni di lire, ma poi non si è preoccupato di verificare se il film sia stato distribuito. Questa è malapolitica». Per protesta contro il boicottaggio del suo film, nel 1989 Pier Francesco Boscaro salì sul Colosseo.
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