Il Piave ora preoccupa: portata ai minimi storici

Domenica 25 Giugno 2017
Non piove. Non Piave. Il fiume sacro alla patria ha sete. Tanta sete. Tutto normale, visto che la siccità comincia davvero a fare sul serio. Tanto che il governatore del Veneto ha firmato nei giorni scorsi un'ordinanza per ridurre i consumi idrici. Le precipitazioni latitano: nei primi 15 giorni di giugno i pluviometri Arpav hanno registrato solo 34 millimetri di pioggia (gli apporti medi di tutto il mese di giugno si aggirano attorno ai 100 millimetri). Da ottobre a fine maggio il Bellunese accusa un deficit di pioggia del 29%. In più si cominciano ad avvertire con urgenza le conseguenze di un inverno avarissimo di neve. Perché si sa, la neve è il serbatoio d'acqua per l'estate. Insomma, la siccità c'è. E gli effetti sono ben visibili. Soprattutto sui corsi d'acqua ridotti a rigagnoli. «I deflussi nelle sezioni montane a regime idrologico naturale sono stati in calo, specie nell'ultima settimana - recita l'ultimo bollettino della risorsa idrica dell'Arpav -. Sulle sezioni montane del Piave i dati strumentali delle stazioni idrometriche, integrati con le più recenti misure di portata in alveo, evidenziano per il giorno 15 giugno una situazione con portate basse e ben sotto la media storica del periodo, con scarti di circa: -40% su Boite e Padola, -50% su alto Piave (Ponte della Lasta), -60% su Fiorentina e Cordevole. La portata media della prima quindicina di giugno risulta ovunque inferiore alla media mensile storica». La neve? Non ce n'era l'inverno scorso, non ce n'è adesso. Complice anche il gran caldo degli ultimi giorni. Secondo le rilevazioni Arpav, difatti, la prima metà di giugno è stata decisamente mite, con temperature mediamente superiori alla norma di 3°C. «Dal 1990 ad oggi solo nel 2003, 1996 e 2015 c'è stato più caldo» fanno sapere i meteorologi. Con le precipitazioni del 5-6 giugno la neve è ricomparsa localmente oltre i 2.900-3.000 metri (tradotto, in Marmolada). Eppure, il manto nevoso è ormai pressoché assente su tutto il territorio montano. «In alta quota - conclude Arpav - sono presenti solo relitti di accumuli da vento o di valanghe nei canaloni».

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