Il conflitto tra il governo Renzi e la Commissione europea rischia di accentuarsi,

Venerdì 5 Febbraio 2016
Il conflitto tra il governo Renzi e la Commissione europea rischia di accentuarsi, dopo che le previsioni economiche d'inverno, pubblicate ieri dall'esecutivo comunitario, hanno confermato che l'Italia potrebbe dover adottare una manovra correttiva, se vuole evitare una procedura per deficit eccessivo. Le nuove stime di Bruxelles «restano non lontane da quelle del governo», ha detto il ministro dell'Economia, Padoan: la Commissione «conferma la diminuzione del debito dal 2016». La crescita, rivista al ribasso, dovrebbe attestarsi al 1,4% quest'anno. La previsione sul deficit è più alta della stima dello scorso autunno: dal 2,4% al 2,5% nel 2016. Il debito diminuisce anche se meno delle aspettative, con il rapporto debito Pil al 132,4%. Tuttavia, ai fini del Patto di Stabilità il dato più importante è il saldo netto strutturale - il deficit al netto del ciclo e delle una tantum - che peggiora sensibilmente per l'effetto espansivo della Legge di Stabilità. Con un saldo netto strutturale che passa da -1,0% nel 2015 a -1,7% nel 2016, l'Italia si trova oltre i limiti, anche se la Commissione dovesse riconoscere tutte le clausole di flessibilità.
Il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha spiegato che sulla flessibilità «lo spirito di dialogo deve prevalere sullo spirito di scontro». Ma, nonostante la richiesta di Padoan di dare una risposta rapida, Moscovici ha annunciato che «le decisioni verranno prese a maggio: vogliamo sostenere le riforme senza violare le regole del Patto». E le regole rischiano di mettere in crisi la strategia del governo non solo quest'anno, ma anche nel 2017. Teoricamente, il via libera della Commissione a tutte le clausole di flessibilità - riforme, investimenti, migranti e sicurezza - potrebbe valere fino al 1,1% di sconto rispetto all'aggiustamento strutturale richiesto dello 0,5% di Pil. Ma, visto il peggioramento del saldo netto strutturale dello 0,7% nel 2016, mancano all'appello oltre 3 miliardi. Quanto al prossimo anno, le regole impediscono all'Italia di beneficiare delle clausole su riforme e investimenti. La Commissione vuole che l'obiettivo di un aggiustamento strutturale dello 0,5% di Pil sia iscritto nel Def, prima di dare il via libera alla flessibilità per quest'anno.
Le stime per il 2017 includono gli aumenti Iva e accise, previsti delle clausole di salvaguardia con cui l'Italia ha evitato altri richiami. Padoan ha annunciato che il governo intende neutralizzarle «con misure di risparmio». Ma l'ammontare è significativo (15,1 miliardi) e le previsioni della Commissione indicano un ammanco di circa lo 0,2% di Pil in termini di aggiustamento strutturale per il 2017. Quanto al debito, la Ue a maggio dovrebbe redigere un rapporto che costituisce il primo passo verso una procedura. Accadde anche lo scorso anno, con una conclusione positiva per l'Italia. Le previsioni confermano il rischio di un rallentamento della zona euro, con la stima di crescita ribassata all'1,7%. Ad incidere ci sono fattori esterni, come la crisi della Cina e delle altre economie emergenti. Ma pesano anche fattori interni: errori nella gestione dei flussi di migranti potrebbero indebolire la fiducia. «Una più ampia sospensione di Schengen e di misure che mettono in pericolo le conquiste del mercato interno potrebbero potenzialmente avere un impatto dirompente sulla crescita», dice la Commissione.
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