I privilegi delle guardie? «Una truffa»

Venerdì 2 Dicembre 2016
I privilegi delle guardie? «Una truffa»
La Procura ha chiuso nei giorni scorsi le indagini dell'inchiesta sul presunto peculato di 30 agenti della polizia provinciale che utilizzavano le auto di servizio per andare e venire da casa. Il tutto ovviamente con carburante e usura dei veicoli a spese della Provincia. Secondo l'ipotesi formulata dal procuratore Francesco Saverio Pavone gli agenti avrebbero utilizzato in maniera reiterata e illecitamente le auto di proprietà dell'amministrazione provinciale. Secondo quanto sostenuto dall'ente invece era tutto regolare: perché c'era un atto, un regolamento, con parere di legittimità che autorizzava gli agenti ad andare a casa con l'auto di servizio. «Per giurisprudenza costante - ha commentato il procuratore Pavone - nessun provvedimento amministrativo può consentire fatti che sono reati. Si è detto che alla base c'erano esigenze organizzative, ma è un'argomentazione di nessun rilievo in particolare nei casi di tragitti di pochi chilometri». Infatti se ci sono indagati che percorrevano distanze tra casa e comando anche di 53 chilometri, ce ne aerano altri che percorrevano distanze di 3 o 1 chilometro. Che senso aveva quindi utilizzare l'auto di servizio per il tragitto? «Sarebbe come se i carabinieri tornassero a casa sull'auto di servizio, ogni giorno», ha spiegato Pavone. Infine la sorpresa emersa nelle indagini: i poliziotti provinciali attestavano la loro entrata e uscita dal servizio non certo con il cartellino, ma con un semplice sms.
La bufera sui provinciali scoppiò a fine agosto quando gli indagati sfilarono in questura per gli interrogatori. L'attività è stata fatta dalla Digos sul delega della Procura con controlli con gps sulle auto. L'inchiesta, partita da un esposto anonimo, riguarda un anno da marzo 2014 al 2015. Particolare il caso di Valerio Nart, che oltre al peculato, avrebbe attestato falsamente la presenza in servizio. L'auto della polizia provinciale era a casa sua, ma lui inviava l'sms di presenza in servizio. È scattata così anche l'ipotesi di truffa.
Già ieri in Procura c'era la fila per prendere visione o fare copia degli atti. La Procura intanto si prepara a chiedere il rinvio a giudizio.

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