L'APPELLO AI BACINI
Circa 100 centraline già attive in provincia, grosso modo 100 le richieste di nuovi impianti depositate in Regione. Sul 10% di acqua ancora libera i re dell'idroelettrico si tuffano come mosche sul miele. A dire no a tanta speculazione ci sono anche i pescatori. In prima fila da diversi anni, accanto al comitato Acqua Bene Comune. Ad aprire le proteste sul territorio ieri sono stati loro. I pescatori dei bacini 8 e 6 che già da diversi giorni si erano dati appuntamento per sabato mattina allo sbarramento di Soverzene. Non a caso. Una manciata di persone, nulla di forte impatto, ma il messaggio è stato lanciato chiaramente, documentato con foto e lasciato sul posto con l'affissione di striscioni.
«Dopo Soverzene ci siamo spostati a Ponte nelle Alpi racconta Luigi Pizzico, presidente del bacino numero 8, sempre attivo a difesa del Piave -, ci siamo posizionati a fianco della rotonda con i nostri cartelli. Con noi c'era anche il sindaco Paolo Vendramini. Un cittadino è venuto a chiederci spiegazioni, abbiamo dato tutte le informazioni del caso, bisogna che tutti prendano coscienza del problema».
Tra acque sporche a causa degli svasi non annunciati, morie di pesci per il fango e per il livello troppo basso dei corsi, i pescatori hanno da tempo il dente avvelenato contro i predatori dei fiumi. «Il vero problema sono gli incentivi spiega Pizzico -. Se non ci fossero questi aiuti non sarebbe assolutamente conveniente produrre energia in questo modo, con impianti cosi piccoli poi. Una centralina costa al momento della sua costruzione e poi per la manutenzione, seppur minima, che vi deve essere fatta annualmente ma di fatto produce e dà profitto per almeno dieci anni. Che dire? Spero aderiscano alla campagna anche altri bacini di pesca».
Il Piave è lungo 220 chilometri e solo nel suo tratto iniziale, dalla sorgente al primo invaso ovvero per circa 28 chilometri, non è sfruttato come si legge nel dossier messo a punto da Acqua Bene Comune. Nel suo percorso conta 12 serbatoi artificiali, quelli di Comelico, Santa Caterina, Pieve di Cadore, Vodo, Valle, Pontesèi, Val Gallina, Fedàia, Càvia, Cencenighe, Mis e la Stua, due laghi naturali ampliati, Santa Croce e Alleghe, 200 chilometri di condotte e gallerie e circa 80 prese che afferiscono a 17 grandi centrali. Nei prossimi giorni verrà pubblicata online una mappa con segnate tutte le iniziative attivate contro gli incentivi in Italia. Perchè la campagna, si è visto già ieri, sta travalicando i confini provinciali.
Circa 100 centraline già attive in provincia, grosso modo 100 le richieste di nuovi impianti depositate in Regione. Sul 10% di acqua ancora libera i re dell'idroelettrico si tuffano come mosche sul miele. A dire no a tanta speculazione ci sono anche i pescatori. In prima fila da diversi anni, accanto al comitato Acqua Bene Comune. Ad aprire le proteste sul territorio ieri sono stati loro. I pescatori dei bacini 8 e 6 che già da diversi giorni si erano dati appuntamento per sabato mattina allo sbarramento di Soverzene. Non a caso. Una manciata di persone, nulla di forte impatto, ma il messaggio è stato lanciato chiaramente, documentato con foto e lasciato sul posto con l'affissione di striscioni.
«Dopo Soverzene ci siamo spostati a Ponte nelle Alpi racconta Luigi Pizzico, presidente del bacino numero 8, sempre attivo a difesa del Piave -, ci siamo posizionati a fianco della rotonda con i nostri cartelli. Con noi c'era anche il sindaco Paolo Vendramini. Un cittadino è venuto a chiederci spiegazioni, abbiamo dato tutte le informazioni del caso, bisogna che tutti prendano coscienza del problema».
Tra acque sporche a causa degli svasi non annunciati, morie di pesci per il fango e per il livello troppo basso dei corsi, i pescatori hanno da tempo il dente avvelenato contro i predatori dei fiumi. «Il vero problema sono gli incentivi spiega Pizzico -. Se non ci fossero questi aiuti non sarebbe assolutamente conveniente produrre energia in questo modo, con impianti cosi piccoli poi. Una centralina costa al momento della sua costruzione e poi per la manutenzione, seppur minima, che vi deve essere fatta annualmente ma di fatto produce e dà profitto per almeno dieci anni. Che dire? Spero aderiscano alla campagna anche altri bacini di pesca».
Il Piave è lungo 220 chilometri e solo nel suo tratto iniziale, dalla sorgente al primo invaso ovvero per circa 28 chilometri, non è sfruttato come si legge nel dossier messo a punto da Acqua Bene Comune. Nel suo percorso conta 12 serbatoi artificiali, quelli di Comelico, Santa Caterina, Pieve di Cadore, Vodo, Valle, Pontesèi, Val Gallina, Fedàia, Càvia, Cencenighe, Mis e la Stua, due laghi naturali ampliati, Santa Croce e Alleghe, 200 chilometri di condotte e gallerie e circa 80 prese che afferiscono a 17 grandi centrali. Nei prossimi giorni verrà pubblicata online una mappa con segnate tutte le iniziative attivate contro gli incentivi in Italia. Perchè la campagna, si è visto già ieri, sta travalicando i confini provinciali.