I Grandi: sfida globale su crescita e migranti

Sabato 28 Maggio 2016 di Concluso il summit in Giappone, il prossimo si terrà in Italia (Sicilia) nel 2017 Renzi soddisfatto dei risultati e del testo finale che auspica «politiche espansive»
«Un euro per la cultura e uno per la sicurezza», e poi crescita, sviluppo e tanti investimenti pubblici. La riunione dei sette grandi si è conclusa ieri pomeriggio (mattina in Italia), con un lungo documento che definisce la crescita «urgente priorità» e i migranti «una sfida globale» da affrontare con politiche di accoglienza e investimenti in cooperazione.
L'INTESA - Il testimone che il giapponese Shinzo Abe si appresta a consegnare a Matteo Renzi, prossimo presidente del G7, sta nel verso che più soddisfa l'Italia, anche se all'elenco di problemi mancano ancora risposte non tanto comuni quanto concrete e concertate. Come sostenere la crescita e renderla più robusta è l'obiettivo dei Sette, ma unitarie azioni di stimolo non sono in vista anche se ormai sono tutti d'accordo che la leva monetaria non basta e che occorre fare altro. Cosa? Investimenti pubblici per Renzi, che sottolinea più volte al termine dei lavori “il feeling” con gli Stati Uniti proprio in tema di politica economica. Sulla stessa linea il canadese Trudeau, il francese Hollande e il giapponese Abe. Ovviamente resistenti i tedeschi e gli inglesi. Ma se Cameron è alle prese con un referendum che consente in questo momento al primo ministro solo visioni nazionaliste, la Merkel ha dovuto tirare fuori il tema dei migranti per sostenere che si tratta di un problema in grado di zavorrare ancora più la ripresa.
POPULISMI - Shinzo Abe, presidente di turno del G7 e padrone di casa, avrebbe voluto di più ma evita i rimbrotti per le svalutazioni competitive che ciclicamente si ripetono e mettono le ali alle esportazioni in yen. Il timore per la domanda che resta al palo viene messo nero su bianco, così come i rischi per la Brexit mentre non restano agli atti le preoccupazioni per le derive populiste di cui i Sette hanno a lungo parlato durante la due giorni giapponese. Ciò che stava rischiando di accadere in Austria con la possibile vittoria di «una certa destra» preoccupa e fa scomparire dal documento finale ogni riferimento alla stabilità dei bilanci pubblici mentre si invocano politiche espansive in grado di far riprendere l'occupazione.
L'ITALIA - Renzi esce soddisfatto dal summit perché vede riconosciuto che non si cresce con l'austerity e al tempo stesso il concetto di flessibilità, per il quale sostiene di aver «sgomitato» molto a Bruxelles, entra anche nel documento finale che auspica politiche espansive pur mantenendo - come chiesto dai tedeschi - «sotto controllo il debito». Con «sogno e concretezza» Renzi si appresta a trasferire i seppur faticosissimi successi che sostiene di aver ottenuto dopo l'iniziale indifferenza, nel G7 del prossimo anno che, sottolinea, «non a caso si terrà in Sicilia», «terra che accoglie e ricca di cultura e di storia».
L'EMERGENZA - Sui migranti, definiti «sfida globale», il G7 invita all'accoglienza seppur «temporanea» e spinge sui ricollocamenti proprio come da mesi chiede l'Italia. Renzi però continua a tenere basso il problema e sostiene che i numeri, malgrado gli sbarchi degli ultimi giorni, sono inferiori al 2014. Ma il tema dei migranti si lega a quello del terrorismo anche se Renzi ha provato a ricordare a Cameron che Jihadi John non era arrivato a sei anni a Londra su un barcone. «Preoccupati per l'aumento degli attacchi» tra in quali vengono inseriti anche quelli all'aviazione civile, e impegno a tagliare le fonti di finanziamento, tra i quali i riscatti che non vanno pagati, e a mettere sempre più in comune informazioni. Anche la Russia, grande esclusa dal summit, torna all'attenzione con la richiesta rinnovata a Mosca di rispettare gli accordi di Minsk, mentre sulla Libia si rinnova il pieno appoggio a Serraj invitando le parti a riconoscere il governo di Tripoli.
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