Giulio, primi 2 arresti mistero sul movente

Sabato 6 Febbraio 2016
Giallo sui primi due arresti per la morte del ventottenne Giulio Regeni, lo studente friulano il cui corpo è stato ritrovato mercoledì scorso in un fossato lungo una strada alla periferia del Cairo. Il fermo di due persone, annunciato ieri pomeriggio da fonti della sicurezza egiziana all'agenzia tedesca Dpa che specificavano «di indizi importanti sul caso, i quali dimostrano che si è trattato di un atto criminale non collegato al terrorismo», in serata non è stato ufficialmente confermato.
Ma l'Egitto è l'Egitto, quello transitato dal trentennale regno di Hosni Mubarak all'illusione della “primavera araba” e ripiombato nell'inverno di al Sisi con il golpe del luglio 2013 contro il presidente Morsi. E dall'ascesa di al Sisi al potere tutto indica che l'Egitto ha preso chiaramente la direzione opposta di quella che conduce verso la trasparenza e il rispetto dei diritti umani. Scelta obbligata nella stagione del terrorismo dilagante? Forse, ma resta la realtà di un Paese di cui l'ultimo rapporto di Amnesty international parla così: «Persistente e forte deterioramento dei diritti umani. Migliaia di detenzioni tra i dissidenti, sparizioni forzate. Torture e maltrattamenti in carcere come pratiche abituali e sempre impunite. Centinaia di condanne ingiuste. Uso della forze eccessivo da parte delle forze di sicurezza, omicidi illegittimi».
Dovrà quindi fare i conti anche con tutto questo il team investigativo italiano arrivato ieri sera al Cairo per affiancare, con quali modalità ancora non si sa, gli investigatori egiziani. Il governo egiziano sta mettendo in mostra la massima disponibilità nei confronti di quello italiano. Già oggi rientrerà a Roma la salma di Regeni. Dall'aeroporto, dove ad accoglierla ci sarà il ministro della Giustizia Andrea Orlando, il corpo sarà trasportato all'istituto di medicina legale della Sapienza dove saranno effettuati una nuova autopsia e un esame tossicologico. Intanto il pubblico ministero ha avviato una rogatoria internazionale per avere copia degli atti compiuti dal momento del ritrovamento della salma.
L'autopsia servirà a diradare le ombre emerse da una doppia versione di come il corpo di Regeni sia stato trovato. Sicuramente nudo dalla cintola in giù, sul corpo ci sarebbero segni di torture con bruciate e ferite da arma da taglio. Ma questa versione, fornita da fonti giudiziarie egiziane, è stata poi smentita dalla polizia del Cairo che parla in sostanza di condizioni compatibili con un “semplice” investimento. Una doppia versione che ieri ha spinto Pierferdinando Casini, presidente della Commissione esteri del Senato a parlare di «tentativo di depistaggio» e al fatto di «non poter accettare la manipolazione della verità che c'è già stata». Di «vittima evidente di un'operazione politico-militare» ha invece parlato il presidente della commissione Diritti umani del Senato Luigi Manconi. «Verità e giustizia severa per i responsabili» è quello che chiede il ministro dell'Interno Angelino Alfano. Mentre l'ambasciatore egiziano a Roma, Amr Helmy, afferma che«è importante non dare a certi ”nemici” l'opportunità di strumentalizzare» la morte di Regeni e «minare» così «i rapporti stabili e eccellenti fra i nostri Paesi». I “fantasmi” egiziani fanno paura a tutti.
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