Giulio preso per una spia poi massacrato di botte

Domenica 14 Febbraio 2016
Giulio preso per una spia poi massacrato di botte
ROMA - Sette costole rotte, segni di scosse elettriche sui genitali, lesioni traumatiche e tagli inferti con lame affilate su tutto il corpo, lividi e abrasioni e anche un'emorragia cerebrale: sono alcuni dei segni della tortura riscontrati sul cadavere di Giulio Regeni dall'autopsia. Pur essendo stata secretata dalla Procura generale del Cairo, una fonte medico-legale ha rivelato alcuni dei contenuti all'agenzia Reuters, che li pubblica sul suo sito. La Reuters precisa tuttavia di non essere in possesso del documento dei periti.
Intanto il New York Times, che cita tre funzionari della sicurezza egiziana coinvolti nelle indagini, offre una versione più completa della vicenda.
Giulio Regeni - secondo il giornale statunitense - fu fermato e portato via dalla polizia egiziana il 25 gennaio al Cairo, probabilmente scambiato per una spia «per via di alcuni contatti sul telefono di persone legate all'opposizione anti-governativa». Se le testimonianze citate dall'autorevole quotidiano americano trovassero conferma, si tratterebbe della prima ammissione in questo senso da parte di esponenti delle autorità egiziane, seppure in forma anonima.
Ma c'è di più. Sempre secondo il giornale, un «testimone» sostiene che il fermo dell'italiano sarebbe stato «ripreso da quattro telecamere di sorveglianza» di altrettanti negozi del quartiere: ma la polizia egiziana «non ha ancora chiesto le registrazioni video».
I funzionari della sicurezza egiziana citati dal New York Times hanno affermato che Regeni «è stato preso» da alcuni agenti il 25 gennaio, il giorno appunto della sua scomparsa. Una volta fermato, il ragazzo avrebbe reagito «bruscamente», comportandosi «da duro». Tutti e tre i funzionari, intervistati separatamente, hanno riferito che Regeni aveva sollevato sospetti a causa di contatti trovati sul suo telefono di persone vicine ai Fratelli Musulmani e al Movimento 6 Aprile. Chi ha fermato Regeni «ha pensato fosse una spia: chi viene in Egitto a studiare i sindacati?», hanno aggiunto le fonti.
I Fratelli musulmani egiziani sono stati bollati come organizzazione terroristica dopo la destituzione del presidente Mohamed Morsi nell'estate del 2013. Mentre i leader del Movimento 6 Aprile, protagonista della cacciata di Hosni Mubarak, sono in carcere per le proteste anti-governative di fine 2013 contro la legge che limita le manifestazioni, definita «liberticida» dagli attivisti.
Il New York Times cita poi «diversi testimoni» che raccontano che intorno alle 7 di sera del 25 gennaio due agenti in borghese davano la caccia ad alcuni giovani nelle strade, nelle stesse ore della scomparsa di Regeni. Secondo un ulteriore testimone, i due agenti «hanno fermato l'italiano». «Uno gli ha perquisito lo zaino, mentre l'altro gli ha controllato il passaporto. Quindi lo hanno portato via». Uno dei due «era già stato visto nel quartiere in diverse precedenti occasioni, e aveva fatto domande su Regeni». Il legale della famiglia del ricercatore friulano, Alessandra Ballerini, ha invitato però alla cautela: «È difficile avere riscontri su testimonianze egiziane, dobbiamo fidarci delle fonti ma intanto viene pubblicato di tutto», ha detto, esprimendo fiducia nelle indagini condotte dalla Procura di Roma.
La perizia medico-legale egiziana sulla morte di Regeni è stata consegnata alla Procura di Giza, che ha deciso di non renderla pubblica, almeno per il momento, a causa del carattere di «segretezza delle indagini sul caso».
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