Esattamente sette anni fa, Massimo Bottura, chef e patron dell'Osteria Francescana

Mercoledì 15 Giugno 2016
Esattamente sette anni fa, Massimo Bottura, chef e patron dell'Osteria Francescana di Modena, era a Londra per ricevere il San Pellegrino World's 50 Best Restaurants come miglior ristorante italiano (e tredicesimo nel mondo): in quella stessa sera, in Italia, "Striscia la Notizia" mandava in onda su Canale 5 un servizio (con seguito il giorno successivo) in cui si attaccava duramente il cuoco, sostenendo che la sua cucina faceva ampio uso di chimica. Bottura commentava amareggiato: «Il servizio mi ha trattato come una specie di mago che truffa la gente. Io, che non ho mai messo nulla davanti alla qualità e alla ricerca. Pensavo che l'onestà del mio lavoro parlasse da sola, che bastasse quella per essere al riparo da qualunque attacco, e invece…». Seguì ispezione dei Nas («Nessuna irregolarità») e fine della storia. E oggi, infatti, Bottura, modenese di 53 anni, festeggia la fine della scalata perchè da ieri la sua insegna, tre Stelle Michelin, menu degustazione da 180 e 200 euro, mesi di paziente attesa per assaggiare meraviglie come "Le cinque stagionature del Parmigiano Reggiano in diverse consistenze e temperature", oppure "Il Bollito non Bollito" che incantò anche Lou Reed, o ancora "L'Anguilla che risale il fiume Po", per non parlare della "Tagliatelle al ragù" o del "Croccantino al foie gras", è al primo posto nella classifica dei migliori ristoranti del mondo (era secondo l'anno scorso, e terzo nel 2013 e 2014), redatta sommando i voti di mille fra cuochi, giornalisti ed esperti di gastronomia e svelata l'altro ieri sera a New York, quando in Italia era notte fonda. Sventola dunque (finalmente) il tricolore sulla montagna dell'alta gastronomia e di una classifica che, come quasi sempre accade e in qualunque campo, fa discutere ma premia - senza dubbio - un autentico fuoriclasse e un ristorante straordinario. Detronizzati i mitici fratelli Roca di Girona in Spagna (retrocessi al 2. posto), scivolato al 5. il Noma di Copenaghen, l'Osteria Francescana è il primo ristorante italiano ad ottenere questo riconoscimento.
E se un po' di sangue tricolore scorre anche nelle vene dell'argentino Mauro Colagreco, chef del Mirazur a Mentone, appena passato il confine a Ventimiglia, salito al sesto posto (era 11.), è invece italianissimo Enrico Crippa del "Piazza Duomo" di Alba (Cn) al 17. posto. Ma in una top 50 che vede sventolare solo quattro bandiere italiane (c'è anche il "Combal Zero" di Davide Scabin a Rivoli), è da applausi e orgoglio per l'alta cucina veneta il 39. posto (cinque posti in meno ma la conferma di un livello sempre altissimo) de "Le Calandre" di Rubano di Sarmeola (Pd), regno e laboratorio di Massimiliamo Alajmo, 42 anni il quale, quando ne aveva appena 28, fu il più giovane cuoco nella storia della guida Michelin a conquistare le tre stelle.
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