E' morto Renato Morandina, uno degli ultimi dirigenti storici della sinistra

Domenica 14 Febbraio 2016
E' morto Renato Morandina, uno degli ultimi dirigenti storici della sinistra veneziane e veneta. Si era iscritto al Partito comunista negli anni sessanta, è passato per il Pds, l'Ulivo, il Pd. Morandina ha fatto la storia della sinistra in un Veneto che è sempre stato bianco, scudocrociato, democristiano. E per molti versi, ha anticipato anche gli eventi più recenti della sinistra italiana, perché era allo stesso tempo un cattolico e un comunista: «Fede e politica sono la mia vita», diceva. Fu anche presidente delle Acli, le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, e non tradì mai il suo credo e il partito, nemmeno quando finì nel ciclone di Tangentopoli, che decretò la fine della Prima Repubblica.
Erano gli anni Novanta e Morandina, raccontano gli amici, si sacrificò per salvare il partito e pagò per tutti: nel 1994 si presentò all'allora pm Antonio Di Pietro, a Milano, a confessare che i 200 milioni che Fiat Impresit gli aveva consegnato non erano per il Pds, ma se li era tenuti lui: una «consulenza». E l'allora segretario regionale Elio Armano prese le distanze dal "compagno M" come venne definito dai media (per fare il pari con il "compagno G", Primo Greganti che della Fiat era stato operaio, e venne accusato di avere favorito la tangente da 1 miliardo e 246 milioni di lire pagata dal gruppo Ferruzzi di Raoul Gardini). Armano diffuse ai giornali e alle tv un comunicato col quale definì la confessione di Morandina «un fatto inimmaginabile che turba e sorprende e che tuttavia conferma la totale estraneità del Pds da quelle ipotesi di illecito finanziario al partito o a parti di esso».
Morandina si autosospese. Sei anni dopo arrivò la prescrizione e lui annunciò il suo ritorno alla politica. Dal Pci ai Ds e poi al Pd. Da anni non era più uno degli uomini più potenti della sinistra veneziana ma non aveva mai abbandonato la voglia di movimentismo: una delle sue ultime apparizioni è stata il 28 gennaio scorso a Mestre dove ha partecipato a un dibattito. Continuava a essere attivo nella sua Camponogara e in tutta la Riviera del Brenta.
A Camponogara, nella sua casa, è morto. Lo hanno trovato ieri mattina, dopo che il fratello aveva lanciato l'allarme dato che il vicino non l'aveva visto uscire alle sette e mezza come di solito e non rispondeva al telefono. Era a terra, ancora in pigiama, e i carabinieri propendono per la morte naturale (era da tempo malato di cuore) nonostante si sentisse odore di gas.
Per il Pci, dal 1980 al 1990, è stato consigliere regionale, oltre che responsabile organizzativo del partito. Negli anni Duemila ha ricoperto a lungo il ruolo di presidente dell'Apt di Venezia. Lascia la moglie Franca, che in questi giorni è ricoverata all'ospedale per un'operazione, e la figlia Beatrice che vive a Preganziol. E lascia un vuoto nella sinistra, orfana di personaggi autorevoli. La sua sinistra che nel 2007, quando alle elezioni amministrative le destre si presero Comuni che da sessant'anni erano in mano ai "comunisti" prese per mano, infuriato, constatando: «Siamo invecchiati, siamo conservatori, abbiamo un vecchio modo di governare incapace di innovazione. Non siamo stati capaci neanche di accantonare i nostri rancori». Profondo e anticipatore anche in questo.
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