Dolomitibus: «Sindacato sabotato»

Martedì 19 Settembre 2017
È rimasto ancora senza un nome l'uomo che, verso le 5.30 del 24 gennaio 2014, al deposito di Col da Ren, spostò il bus nero, destinato ai noleggi, piazzandolo all'ingresso del deposito al fine di bloccare l'uscita degli altri mezzi. Tagliò anche le gomme, portando via le chiavi, per impedire che venisse spostato troppo in fretta. Analoga operazione avvenne al deposito di Feltre, in contemporanea con il sit-in dei circa 230 dipendenti all'epoca preoccupati per la vendita di una parte delle quote societarie della Dolomitibus. Chi fu a sabotare i mezzi bloccando per ore il servizio di trasporto? I dipendenti impegnati in un'azione di lotta, oppure qualcuno che aveva interessi a far fallire la mossa delle maestranze?
Quest'ultima ipotesi è affiorata ieri nel corso della prosecuzione del processo contro i dipendenti Giuseppe Sacchet, Damiano Del Monego, Luigi Collet, Stefano Sacchet, Michele Colotto e Michela Sponga, accusati di interruzione di pubblico servizio, violenza privata, furto aggravato e manifestazione non autorizzata. La prefettura aveva infatti negato la possibilità di indire uno sciopero degli autisti, motivo per il quale anche gli impiagati, quella mattina, si coalizzarono nella lotta.
Il pubblico ministero, Paolo Sartorello, dopo aver sentito gli imputati, ha riassunto le loro tesi, che evidentemente non lo hanno convinto, bollandole come un fantomatico «sabotaggio dell'azione sindacale». La pubblica accusa ritiene infatti che più elementi convergano su responsabilità interne. Primo, perché fare un sit-in proprio nell'ora in cui inizia il servizio pubblico se non con l'intento di bloccarlo? Secondo, perché l'identico sabotaggio venne messo contemporaneamente in atto anche a Feltre? Tutto farebbe pensare ad una regia interna.
Giuseppe Sacchet, sindacatila, ha negato di aver visto che avesse spostato il mezzo, affermando che mai avrebbe accettato di prendere parte ad azioni simili, dannose per il sindacato. «Possibile - ha detto rispondendo al pm - che sia stata una persona esterna».
Idem per Luigi Collet: «Non avrei mai fatto una cosa simile». Michele Colotto, invece, vide il bus, chiamato vedova nera, uscire dalla rimessa, ma non ha saputo dire chi fosse alla guida.
Anche Michela Sponga non fece caso a quel bus: «Eravamo lì per solidarietà con i colleghi, per decidere come muoverci. Purtroppo sono finita dentro a questa storia».
Ma allora chi fu il sabotatore? «Ipotizzo sia stato uno esterno» ha affermato anche il teste e dipendente Ruggero Da Rold.
Se questa sarà la nuova tesi, allora resta da capire, in via ufficiale, chi e perché agì per danneggiare la protesta. Ufficiosamente un indiziato c'è. Si torna in aula il 12 ottobre.

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci