Debiti e pistola prove pesanti contro l'arrestato

Sabato 6 Febbraio 2016
PADOVA - La versione dell'omicidio di Ezio Sancovich fornita dall'indagato Renato Rossi non ha retto al vaglio del giudice per le indagini preliminari che ha notificato all'uomo l'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il gip Mariella Fino non crede quindi alla ricostruzione fornita dall'indagato nel corso dell'interrogatorio durato un paio d'ore, e nell'ordinanza ha confermato l'aggravante della premeditazione. Gli indizi maggiori sono due: la forte esposizione debitoria dell'imprenditore di Martellago nei confronti della vittima e la detenzione della pistola con cui si è presentato all'appuntamento. «Ma noi continuiamo a sostenere la tesi di un debito di 2-3mila euro e non dei 16mila contestati dalla Procura - osserva il difensore, l'avvocato Paolo Zorzi - un'esposizione economica di modesta entità. Come emerso dalle indagini, i rapporti tra Rossi e Sancovich duravano da cinque o sei anni. Era la vittima ad essere cliente del mio assistito. Renato Rossi produceva i cartomodelli per conto del manager Moncler. Avevano frequenti rapporti di lavoro e Rossi considerava Sancovich uno dei suoi migliori clienti». Sono giunti in Procura i risultati dell'esame autoptico condotto dalla dottoressa Rossella Snenghi, dell'Istituto di Medicina legale dell'Università. Ed è arrivata un'ulteriore conferma alla ricostruzione degli inquirenti: i tre colpi sparati dalla Walter P38 calibro 9x19 Luger, recuperata dai carabinieri il giorno successivo a Martellago, hanno provocato il decesso pressochè istantaneo di Sancovich. Nei prossimi giorni saranno disposti ulteriori accertamenti di natura tecnica.

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