Crescita lenta, il Tesoro studia altri tagli alla spesa

Domenica 14 Febbraio 2016
Parola d'ordine: nessun problema. Ma dai corridoi del Tesoro un pizzico di sana preoccupazione per la crescita che rallenta filtra comunque. «Verificheremo alla luce dei nuovi dati la situazione e, se c'è uno scostamento rispetto al Def, troveremo un aggiustamento» ribadiscono con calma in queste ore in Via XX Settembre, tenendo la linea rispetto a quanto affermato dal ministro Pier Carlo Padoan. Però è innegabile che il dato diffuso due giorni fa dall'Istat sia stato una doccia fredda. «Non dobbiamo farci impressionare da un decimale in più o in meno, altrimenti diventiamo schizofrenici» ha rassicurato il viceministro all'Economia Enrico Morando. Tuttavia è un fatto che quel modesto 0,7% di incremento del Pil certificato per il 2015 è inferiore alle attese e alle stime del governo. Se poi si aggiunge il dato sull'economia cinese in rallentamento, quello sul colosso Usa in difficoltà e la tempesta sui mercati finanziari, termometri sensibilissimi delle aspettative non certo positive, il quadro si complica.
E questo apre inevitabilmente le porte ad una profonda riflessione su una possibile revisione degli obiettivi di bilancio. Compresa l'opportunità di una manovra correttiva che, seppur smentita in maniera secca, potrebbe diventare reale se la tendenza al peggioramento si confermerà. Tanto più se, fra qualche mese, si dovesse scoprire che anche la crescita programmata per il 2016 è inferiore alle aspettative di Palazzo Chigi. Non a caso giovedì scorso lo stesso Padoan ha spiegato che «l'importante è la direzione di marcia, che è una direzione di crescita: dopo tre anni di recessione profonda, confermata per il 2015 e che, anche qui le previsioni concordano, al di là delle cifre specifiche, sarà confermata e rafforzata nel 2016». Una sicurezza apparentemente granitica che serve anche ad esorcizzare il rischio più temuto. E cioè quello di un'economia che torna a singhiozzare aggrovigliando il filo dei conti. A cominciare innanzitutto dal pesante debito pubblico per il quale l'Italia si è impegnata con Bruxelles per una graduale ma costante discesa. Un obiettivo a portata di mano se la crescita si consolida ma quasi impossibile da raggiungere in caso contrario. E allora, in quell'evenienza, una manovra light di aggiustamento dei conti pubblici da 2-4 miliardi in estate per bilanciare lo scostamento rispetto alle previsioni formulate nel Def sarebbe uno scenario tutt'altro che campato per aria. Soprattutto nel quadro del lungo braccio di ferro ingaggiato sull'asse Roma-Bruxelles.
Dieci giorni fa l'Ue ha corretto leggermente al ribasso la previsione di crescita dell'Italia per l'anno in corso, mentre invece ha fatto salire quella sul disavanzo del bilancio pubblico. Le previsioni della Commissione non hanno fatto altro che inasprire la dialettica sulla richiesta di flessibilità da parte del governo italiano, sulla quale le risposte dovrebbero arrivare entro maggio. Le regole del Patto di Stabilità e crescita prevedevano che l'Italia correggesse i conti fino a portare il rapporto deficit-Pil all'1,4% nel 2016. Dopo aver chiuso il 2015 con un deficit al 2,6%, il governo ha spuntato informalmente l'ok per limitarsi a una riduzione del disavanzo fino al 2,2% nel 2016. L'esecutivo guidato dal premier Renzi ha poi chiesto di sfruttare un altro 0,2% del Pil, salendo quindi al 2,4% di deficit, e portando il conto totale della flessibilità richiesta a quota 16 miliardi.
Un impegno di notevole importanza. Uno degli aspetti più rilevanti è che l'Italia reclama con forza il diritto di riservarsi uno spazio di deficit sostenendo di aver speso poco più 3 miliardi per gestire i rifugiati. In primavera, la Commissione dovrà esprimersi sul pacchetto delle richieste italiane e sarebbe difficile, in quel caso, resistere ad una eventuale richiesta di effettuare uno sforzo, magari minimo, di aggiustamento del bilancio. Sul tavolo, sempre al Tesoro, non ci sono ovviamente interventi per aumentare le tasse, piuttosto si potrebbe accelerare il taglio della spesa pubblica.
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