Coop San Martino: «La nostra verità»

Domenica 5 Giugno 2016 di L'azienda: nessuna contiguità con la criminalità organizzata come rilevato dalle sentenze di Palermo e del Consiglio di Stato
In merito agli articoli "Dal Mose alla mafia: i guai della coop" e "Coop dello scandalo Mose beccata anche dall'antimafia" i legali della Cooperativa San Martino di Chioggia hanno inviato la seguente richiesta di rettifica.

1.
Non è vero che le vicende collegate ai lavori presso il Porto di Trapani di cui al provvedimento della Prefettura di Venezia, peraltro impugnato avanti il Tar del Veneto con udienza camerale per la sospensiva chiamata al prossimo 8.6.2016, siano collegate alle vicenda Mose.
Si tratta semmai di vicende connesse a lavori effettuati dalla Cooperativa presso il Porto di Trapani per mezzo di un consorzio (Trapani infrastrutture) cui partecipava la società Coling poi risultata collegata alla famiglia Morici.
Sono dunque circostanze del tutto estranee al caso Mose, come facilmente la cooperativa avrebbe rappresentato al Gazzettino se fosse stata messa nella condizione di contraddire, e soprattutto descritte in una relazione indirizzata alla Prefettura di Venezia dalla Dia di Padova e datata 9.2.2016, ignara dunque della pronuncia del decreto della Corte di Appello di Palermo Sezione Quinta penale e per le misure di prevenzione pubblicate in data 22.2.2016 (all. 1) che ha accertato l'assenza dei presupposti (cioè i legami con Cosa Nostra dei Morici) che avrebbero legittimato la misura della confisca dei beni disposta nei confronti delle società partecipanti al Consorzio Trapani Infrastrutture, fra cui la cooperativa San Martino, e disponendo l'immediata restituzione dei beni.
Inoltre l'articolo non riferisce come la pur citata relazione Dia di Padova del 9.2.2016 al capoverso 6 di pag. 7, affermi che "nell'ambito della citata inchiesta veneziana le indagini non hanno comprovato l'esistenza di legami degli indagati con la criminalità organizzata".
2. Quanto alla questione del consorzio "Valori" (cui la cooperativa San Martino partecipa assieme ad un'ottantina di aziende sparse sul territorio nazionale) va chiarito che fin da subito la Cooperativa tutelò la propria posizione con la racc. del 5.6.2014 (all. 2). Quanto poi al predetto consorzio ed al suo collegamento a Domenico Mollica l'articolo omette la fondamentale circostanza, che facilmente la cooperativa avrebbe rappresentato al Gazzettino se fosse stata messa nella condizione di contraddire, che il Tar del Lazio (all. 3) nel 2014 ed il Consiglio di Stato (all. 4) nel 2015 hanno annullato il provvedimento della Prefettura di Roma in relazione a presupposti ritenuti idonei dalla stessa Prefettura ma non dalla magistratura amministrativa nel suo più alto grado che ha ritenuto non sussistere alcuna ipotesi di contiguità fra il detto consorzio e la criminalità organizzata.
3. I fondi neri cui si fa riferimento nel citato articolo erano in realtà dazioni che la Cooperativa fu costretta ad effettuare a seguito delle pressanti richieste dell'ing. Mazzacurati. In ordine alle pendenze fiscali la cooperativa ha raggiunto un accordo conciliativo con la competente Agenzia delle Entrate per complessivi 7 milioni di euro di cui 5 già versati.
Avv. Antonio Franchini
Avv. Stefano Giordano
------------------
Prendiamo atto delle precisazioni della Cooperativa San Martino che non smentiscono, ma anzi confermano, quanto da noi scritto e cioè che la Cooperativa è stata fatta oggetto di interdizione per contatti con organizzazione mafiosa. Quanto agli appunti della Cooperativa, il collegamento con lo scandalo Mose viene fatto per due ragioni:
1. La verifica fiscale avviata dalla Guardia di Finanza di Venezia nel 2008, con la scoperta della contabilità parallela, ha di fatto - come spiegato nella ricostruzione redatta dal gip e sulla base delle quali sono state disposte le ordinanze di custodia eseguite il 4 giugno 2014 - dato avvio all'indagine che si è conclusa con l'emersione di quella che e stata ribattezzata dalla cronaca la Nuova tangentopoli in laguna;
2. Il coinvolgimento della Cooperativa San Martino - delineato nel troncone d'inchiesta per turbativa d'asta, condotto dal sostituto procuratore Paola Tonini e sfociato anche nell'arresto di Giovanni Mazzacurati che da poco aveva rassegnato le dimissioni dalla carica di presidente del Consorzio Venezia Nuova e nelle misure a carico dei vertici della coop - trova ampia trattazione nelle considerazioni prefettizie che portano all'interdittiva antimafia. Al riguardo significativo risulta il seguente passaggio che riportiamo testualmente: "Ritenuto che anche le modalità con cui la Cooperativa San Martino ha svolto il proprio ruolo nel Consorzio Venezia Nuova denotino una permeabilità alle pressioni dei gruppi criminali, stante le condanne interventi per il reato di cui all'art, 353 c.p., valutabili ai fini dell'adozione di un'interdittiva antimafia ai sensi dell'art. 84, comma 4, lett. a del d.lgs 159/2001".
In merito ai collegamenti con le famiglie mafiose Morici e Mollica, come dichiarato dagli stessi legali della Cooperativa San Martino, l'articolo si limita a riportare quanto ragionato e concluso dal prefetto.
Infine quelle che per i legali della Cooperativa San Martino sono "dazioni" per le risultanze giudiziarie si chiamano tangenti. Mario e Stefano Boscolo Bacheto sono stati infatti accusati di corruzione, false fatture ed entrambi hanno scelto di patteggiare la pena.
(m.a.)
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci