Con le onde gravitazionali l'universo perde un mistero

Venerdì 12 Febbraio 2016
Tutti lo sapevano ma nessuno osava confermarlo. Ci sono volute ben due conferenze stampa in simultanea, una a Washington e un'altra a Cascina (Pisa), un articolo pubblicato sulla rivista Phisycs Reviews Letters e 12 sul sito ArXiv, per ufficializzarlo: per la prima volta sono state avvistate direttamente le onde gravitazionali, quelle perturbazioni del campo gravitazionale prodotte da un cataclisma astrofisico avvenuto nell'universo profondo. Definite anche come increspature dello spaziotempo, la loro osservazione conferma un'importante previsione della Relatività Generale di Albert Einstein del 1915. Ora il cosmo verrà studiato come non è mai stato fatto finora.
Il primo ad aver avvistato le onde gravitazionali è proprio un italiano, Marco Drago, un ricercatore che lavora al centro di calcolo Atlas del Max Planck Institute ad Hannover nell'ambito della collaborazione Ligo (Laser Interferometer Gravitational-wave Observatory), negli Stati Uniti. In particolare, lo scienziato ha ricevuto la mail di "allerta", la quale segnalava che le due grandi antenne di Ligo hanno registrato le onde gravitazionali prodotte dalla collisione tra due buchi neri. Un incidente cosmico avvenuto un miliardo e mezzo di anni fa, quando sulla Terra facevano la loro comparsa le prime cellule evolute in grado di utilizzare l'ossigeno. Trovare queste lontanissime "vibrazioni" è stata un'impresa collettiva a cui hanno collaborato 1.004 ricercatori appartenenti a 133 istituzioni scientifiche di tutto il mondo. L'Italia, insieme a Ligo, ha giocato un ruolo chiave con la collaborazione Virgo, che fa capo all'European Gravitational Observatory (Ego), fondato dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) italiano e dal Centre National de la Recherche Scientifique (Cnrs) francese. Non a caso una delle due conferenze storiche si è tenuta ieri in provincia di Pisa. Per la fisica il risultato è doppiamente sorprendente perché, oltre a confermare l'esistenza delle onde gravitazionali, fornisce anche la prima prova diretta dell'esistenza dei buchi neri. «Abbiamo osservato il primo evento in assoluto nel quale una collisione non produce dati osservabili, se non attraverso le onde gravitazionali», spiega il coordinatore della collaborazione Virgo, Fulvio Ricci. «Tutto è durato una frazione di secondo, ma l'energia emessa è stata enorme, pari a 3 masse solari», aggiunge.
I due buchi neri formavano una "coppia", ossia un sistema binario nel quale l'uno ruotava intorno all'altro. «Avevano una massa rispettivamente di 36 e 29 volte superiore a quella del Sole. Si sono avvicinati - racconta Ricci - ad una velocità impressionante, vicina a quella della luce. Più si avvicinavano, più il segnale diventava ampio e frequente, come un sibilo acuto; quindi è avvenuta la collisione, un gigantesco scontro dal quale si è formato un unico buco nero. La sua massa è la somma di quelle dei due buchi neri, ad eccezione della quantità liberata sotto forma di onde gravitazionali».
Ma ancora più importante è che questo traguardo apre una nuova finestra sul cosmo. L'osservazione delle onde gravitazionali contribuirà a far luce sugli aspetti dell'universo finora inaccessibili per via dei limitati strumenti di osservazione astronomica.

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