"Collettivi" contro il comizio di Salvini, è battaglia

Venerdì 3 Giugno 2016
BOLOGNA - Una chiusura di campagna elettorale blindata. Nel penultimo giorno nel quale i candidati possono cercare di convincere gli elettori, a Bologna ci sono state più camionette di polizia e carabinieri che bandiere delle forze politiche. E non sono mancati gli scontri, sia in zona universitaria, sia in piazza Maggiore, fra le forze dell'ordine e i collettivi che si erano organizzati per contestare il leader della Lega Nord Matteo Salvini.
Attorno al segretario del Carroccio, a Bologna, è polemica da giorni. Salvini voleva chiudere la campagna elettorale della candidata sindaco Lucia Borgonzoni in piazza Verdi, cuore del quartiere universitario. Una scelta che ha provocato le proteste dei collettivi degli studenti che hanno occupato la piazza fin dai giorni precedenti. Il Questore, per ragioni di ordine pubblico, ha negato la piazza a Salvini.
Così l'iniziativa conclusiva della campagna elettorale si è svolta (l'annuncio è stato dato appena un'ora prima del suo arrivo) in piazza Maggiore, blindata da una dozzina di camionette di polizia e carabinieri che hanno delimitato l'area riservata ai sostenitori di Salvini, che hanno così concluso la loro campagna nel cortile e di fronte al portone del Comune di Bologna.
Nel frattempo, però, il corteo degli studenti si è mosso da piazza Verdi, distante alcune centinaia di metri, facendo paralizzare ancora di più il centro di Bologna. Arrivato in via Zamboni il corteo è stato respinto da una carica, che ha provocato qualche contuso. Nel frattempo, un altro piccolo gruppo di contestatori era riuscito a raggiungere piazza Maggiore: quando hanno provato ad avvicinarsi ai blindati, sono stati anche loro respinti con i manganelli. Da una parte e dall'altra del cordone blindato sono proseguiti per un po' cori e grida, collettivi e contestatori da una parte, esponenti di Lega e Fratelli d'Italia dall'altra.
Salvini si è presentato di fronte al Comune imbavagliato e con uno striscione con scritto 'Liberiamo Bologna'. «Quando avremo finito con le ruspe coi campi rom - ha detto - cominceremo coi centri sociali. Qui a Bologna ci sono 50 sfigati figli di papà che dovrebbero essere rieducati con le buone maniere come facevano i loro amichetti in Unione Sovietica. E il sindaco li coccola e li aiuta».
Oggi, per sostenere il rush finale di Virginio Merola arriva il premier e segretario del Pd Matteo Renzi. Nessuna manifestazione di piazza, ma un pranzo con i volontari della festa dell'Unità al parco del Lungoreno, alla periferia della città.

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