«Campi devastati dai cinghiali: ora basta»

Giovedì 25 Agosto 2016
Cervi, Caprioli, corvi e cinghiali: l'azienda agricola di Oliva De Rui che si trova nella campagna sud di Quero, come gli altri terreni coltivati nelle vicinanze, costituiscono un vero e proprio "ristorante" per questi animali «che - come sottolinea la stessa De Rui - mettono a dura prova la salute di noi agricoltori in quanto il pensiero dei disastri che potremmo trovare il giorno dopo arriva a non farci dormire. Nelle notti scorse i cinghiali hanno distrutto una piantagione di "mais sponcio" e ora stanno iniziando a minare l'unico vero nostro guadagno costituito dall'uva. Già in primavera - aggiunge De Rui - i cinghiali con le loro scorribande poco a valle hanno provocato frane e divelto interi filari di viti. Lascio immaginare quale possa essere lo stato d'animo che si prova vedendo pregiudicato il proprio duro lavoro e il potenziale reddito. Molti agricoltori della zona che coltivavano patate e ortaggi si sono arresi. Un campo qui vicino è rimasto incolto».
«Altri vengono a comprare le patate da me perché non riescono più a coltivarle. Noi stessi - continua De Rui - abbiamo fatto una vera e propria ritirata. Ci è stato suggerito di chiedere un contributo per la recinzione elettrica che però necessita del continuo taglio dell'erba perché altrimenti la corrente si scarica a terra. I nostri sforzi sono resi vani da queste scorribande che sono un insulto al lavoro dell'uomo. Le guardie venatorie sono venute a vedere e ci hanno proposto di chiedere un risarcimento che però è solo del 10%. Ma noi - prosegue l'imprenditrice - non chiediamo danni materiali ma morali e fisici per il disgusto che si prova vedendo reso vano il lavoro nel quale abbiamo impegnato anima e corpo e, arrivati stanchi ed esausti alla fine della stagione, ci troviamo con questa ricompensa di devastazione e violenza. Sono state divelte capanne di tegoline svizzere e letteralmente raso al suolo l'intero raccolto di mais. In zone dove l'uva è in stato di avanzata maturazione hanno già iniziati a mangiarla. All'imbrunire gruppi di 8/10 cinghiali e cervi, che arrivano a mangiare anche sopra al terzo filo delle viti, si portano nella zona e danno il via ai loro disastrosi banchetti. Se non si trova una soluzione saremo costretti a chiudere pur consapevoli che ogni azienda che chiude è un pezzo di territorio che si popola di sterpi, serpi e rovi. Se questo è ciò che si vuole significa che questa società è malata. Oramai non so come difendermi: il cittadino può difendersi dai ladri chiamando le forze dell'ordine ma noi chi chiamiamo?»
Le conclusioni di Oliva De Rui vogliono essere solo una provocazione rivolta ai vertici della Regione Veneto affinché si attivino per risolvere il problema ma il suo disappunto verso una situazione che pare non abbia vie d'uscita è tale che ha dichiarato che, se non verrà fatto qualcosa di serio entro breve, sta pensando di cambiare strategia.(((mondinf)))

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