Borse, nuovo bagno E lo spread vola a 160

Venerdì 12 Febbraio 2016
Borse, nuovo bagno E lo spread vola a 160
La tregua è durata un solo giorno. Ieri le vendite sono riprese a ritmo massiccio su tutte le piazze finanziarie e sono tornate a piegare i listini con perdite pesanti, che hanno più che azzerato il mini rally di mercoledì. L'Europa ha bruciato 242 miliardi di euro di capitalizzazione, dei quali più di 23 solo in Italia, dove lo spread ieri ha chiuso a 152 punti dopo essere arrivato fino a quota 160.
Non sono valse le rassicurazioni del presidente della Fed, che dall'aula della commissione Finanze del Senato ha continuato a confermare il suo giudizio su un economia lenta sì ma non inceppata da una nuova recessione, né i giudizi di tanti analisti che non vedono le condizioni per una crisi prolungata. I mercati sono stati di nuovo presi d'assedio dalla paura, e i titoli bancari sono tornati in prima linea nelle svendite. Per il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Shaeuble «il movimento sulle banche è eccessivo» mentre è comprensibile il nervosismo che si sta creando intorno ai problemi che il governo greco sta mostrando nel far quadrare il bilancio. L'assalto alle banche riguarda maggiori istituti mondiali, tutti in passivo dall'America all'Europa, e il fenomeno deve ora preoccupare persino il Fondo Monetario, la cui direttrice Lagarde aveva indicato proprio nella relativa solidità delle banche europee il miglior argine contro il panico della finanza.
Le Borse asiatiche erano chiuse ieri per festività ad eccezione di quella di Hong Kong, dove si è consumato il primo dei crolli che ha cancellato il 4% di valore azionario. Il contagio sulle piazze continentali è stato immediato: è bastata una sola ora di trattative per azzerare i guadagni di mercoledì a Piazza Affari, che a fine giornata ha registrato un calo del 5,63%. Londra ha perso il 2,39%, Francoforte il 2,93% e Parigi il 4,05%. «Teniamo gli occhi aperti su quanto sta accadendo, e non abbiamo scartato l'ipotesi di ricorrere ad interessi negativi se necessario» ha detto Janet Yellen al Senato. La frase era forse dovuta di fronte al precipizio nel quale stava cadendo ancora una volta Wall Street, ma l'ipotesi è in realtà molto lontana dall'analisi della Fed, che continua a vedere l'economia americana avviata su solide basi. «La crescita non si esaurisce per anzianità» ha ricordato il numero uno della Fed a chi vede una recessione inevitabile dopo i sei anni consecutivi di crescita del pil. La questione di un possibile ritorno della recessione americana e poi globale per via di contagio è al centro del dibattito negli Usa. Un recente documento della Goldman Sachs firmato dal celebre Jan Hatzius, capo analista per gli investimenti globali del gruppo, la descrive come «altamente improbabile», ma assegna allo stesso tempo un doppio giudizio di probabilità, per l'anno in corso e per il biennio '16-17. In questa tabella una recessione americana viene data rispettivamente al 18 e al 23%, mentre nell'Eurozona il rischio sale al 24 e al 38% e al 42 e 62% in Giappone. In un paese ricco di petrolio come la Norvegia la probabilità è massima, e resta all'80% per entrambi i periodi. La volatilità dei mercati ha spinto l'oro alla valutazione di 1.215 dollari l'oncia, mentre il petrolio ha toccato un minimo di 26,85 dollari a Londra prima di assestarsi intorno ai 27 dollari a New York. L'euro si è avvantaggiato ancora di qualche punto rispetto al dollaro con un cambio a 1,1324. A Wall Street i sospetti di una denuncia di irregolarità contabili in arrivo per la Boeing hanno pesato sul Dow con una perdita secca di 80 punti, che si sono aggiunti al calo generale dei titoli bancari.
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