Borsa, Milano precipita E torna l'incubo spread

Mercoledì 10 Febbraio 2016
Seconda giornata nera consecutiva per le Borse. Ieri le piazze finanziarie europee hanno bruciato 130 miliardi di euro di capitale, che si aggiungono ai 300 già lasciati sul terreno lunedì, e tra loro Milano è stata di nuovo la pecora nera con un arretramento del 3,21% che corrisponde alla perdita di 13 miliardi di euro. L'emorragia già evidenziata con l'instabilità dell'indice di Shanghai (-0,6%) è precipitata a Tokio, dove il Nikkei ha chiuso sotto del 5,4% e i buoni decennali del governo sono addirittura scesi sotto lo 0 di rendimento. Stessa musica nelle trattative europee, con Parigi che ha ceduto l'1,69%, seguita da Francoforte (-1,11%) e da Londra (-0,88%). Particolare preoccupazione hanno destato i dati in arrivo dalla Grecia, dove lo spread con i bund tedeschi ha sforato i 1.000 punti. Anche quello italiano ieri ha continuato a salire a fino quota 150 punti per poi chiudere a 144, mentre l'intero settore bancario del nostro paese ha registrato una massiccia ondata di vendite, tanto da giustificare l'intervento del ministro dell'Economia, Padoan, che ha dichiarato che i conti pubblici sono in calo, e che l'Italia sorprenderà quest'anno gli scettici che puntano su un arretramento della nostra economia. Fonti europee hanno chiarito che non sono gli istituti italiani la causa della volatilità che impera sull'Europa al momento. Le banche sono in realtà nel mezzo della bufera in ognuno dei mercati globali. L'indice KBW del Nasdaq che misura l'andamento delle maggiori istituzioni finanziarie nel mondo ha perso il 3% lo scorso lunedì, e il 20% di valore dall'inizio dell'anno. A soffrire sono soprattutto le grandi banche come la Deutsche Bank che ieri ha lasciato sul terreno a Francoforte il 5% dopo uno scivolone di quasi il 10% lunedì. Sotto stress anche la Standard Chartered a Londra e il Citigroup americano. «Quando la frenesia delle vendite contagia le grandi banche - ha ammonito ieri James Paulsen della Wells Capital management, è segno che il panico sta invadendo le Borse». Negli Usa la volatilità resta molto alta, e l'indice Vix che la misura è salito ieri del 10% a quota 26,2 punti dove si trovava lo scorso settembre in un altro momento di alta instabilità. I bilanci di molte aziende soprattutto nel listino tecnologico del Nasdaq stanno mostrando una vulnerabilità finora nascosta dal successo delle capofila Facebook e Google. Dietro di loro arrancano Netflix, Amazon e il costruttore di auto elettriche Tesla, fino a ieri beniamine degli investitori, e che negli ultimi mesi hanno perso tutte un quarto del loro valore azionario. In questa atmosfera ha sorpreso la vitalità di Wall Street, dove gli indici sono riusciti a rimanere in segno positivo alla fine di una giornata altalenante, che ha visto il Dow chiudere e il Nasdaq. L'euro ha fatto segnare un' impennata contro il dollaro cambiando a 1,128, e il petrolio, da molti indicato come la cartina di tornasole della crisi in atto, è sceso ancora una volta sulla piazza di New York sotto i 30 dollari a 28,18 dollari a barile.
La comunità finanziaria sconcertata dal clima di incertezza guarda ora ai profeti della politica monetaria internazionale in cerca di rassicurazioni. La prima a salire sul podio sarà Janet Yellen, che oggi risponderà alla camera di Washington sulle scelte operate dalla Fed nell'ultimo semestre, e che domani ripeterà l'intervento in senato. Non si attendono anticipi sulle prossime mosse che il direttivo annuncerà a marzo, ma piuttosto commenti che lascino intendere un rinvio del rincaro dei tassi.
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