Austria, vince il verde sconfitta l'ultradestra

Martedì 24 Maggio 2016
Austria, vince il verde sconfitta l'ultradestra
Ha vinto il «figlio di profughi» (lui stesso si definisce così) nell'Austria che ha dominato la scena europea in queste settimane per la dichiarata volontà di un muro anti-migranti lungo il Brennero. Alexander Van der Bellen, 72 anni, fino a otto anni fa leader dei Verdi ma stavolta candidatosi come indipendente, è il nuovo presidente austriaco. In svantaggio domenica sera su Norbert Hofer, candidato dell'estrema destra, dopo lo scrutinio dei voti ai seggi (48,1% contro 51,9%) ha rimontato grazie al voto per corrispondenza, che pesa per il 14% dell'elettorato. Il risultato finale è stato di 50,3% per il vincitore, contro il 49,7% di Hofer, con uno scarto di 31.026 voti. Uno scarto minimo, e anche se dai commenti dei governi di tutta l'Europa occidentale il leit motiv è il pericolo scampato, resta un fatto: l'estrema destra del Fpo è al maggior risultato della sua storia, ha conquistato i consensi di quasi metà dei votanti, in un testa a testa che è una novità assoluta nell'Austria degli ultimi settanta anni. Mai nel dopoguerra infatti partito popolare e partito socialdemocratico, le due forze politiche dominanti, hanno dovuto rinunciare alla poltrona presidenziale. E se l'Austria è un paese piccolo (8,5 milioni di abitanti, la Lombardia ne ha 10) è anche punto di incrocio di tutto, dalla cultura ai commerci, con otto diversi confini.
E anche se il presidente austriaco ha più o meno i poteri di quello italiano (nomina il capo del governo e i ministri) ma viene scelto con l'elezione diretta, questo voto è stato particolarmente sentito dalla popolazione. Quando fu confermato nel 2010 il socialdemocratico Heinz Fischer come presidente, a votare fu il 52,3% degli austriaci: anche se Fischer riconquistò il mandato per sei anni già al primo turno, con quasi l'80% delle preferenze. Questa volta, l'affluenza è stata del 72,6%. Con una divisione dell'elettorato: gli austriaci delle campagne hanno preferito Hofer, quelli della capitale Vienna e gli elettori per posta, quindi chi vive all'estero (anche se poi ha votato per corrispondenza anche chi era in Austria, ma in un comune diverso da quello di residenza) hanno scelto in prevalenze Van der Bellen.
Van der Bellen è figlio di un russo che ha sposato una estone, e si definisce «figlio di profughi» perché come richiedente asilo la sua famiglia - di lontana origine olandese - raggiunse l'Austria, dopo l'invasione dell'Estonia da parte della Russia. Era il 1940. Cittadino austriaco da quando ha 14 anni, docente alla facoltà di Economia pubblica dell'Università di Innsbruck, in politica è stato socialdemocratico e poi verde. Guidò il partito dal 1997 fino al 2008, si dimise dopo una sconfitta elettorale, ed è stato parlamentare fino al 2012. Ma parlamentare verde è sua moglie, Doris Schmidauer, sposata in seconde nozze poche settimane prima di candidarsi da solo.
Le dichiarazioni di Van der Bellen, a risultato acquisito, brillano di equilibrio. «Da presidente mi metterò a servizio di tutti gli austriaci» e fin qui siamo nell'ovvio. Ma poi ha aggiunto: «Inizierò da subito a riconquistare la fiducia degli elettori di Norbert Hofer, al quale va il mio rispetto».
E Hofer? Ammette la sconfitta con sobrietà: «Mi sarebbe piaciuto prendermi cura di questo bel Paese. Vi resterò comunque fedele» ha scritto sulla sua pagina Facebook. Ma il peso di quanto avvenuto non sfugge agli altri attori europei. «Ognuno deve trarne una lezione in Europa» commenta Manuel Valls, primo ministro francese, non nascondendo il suo «sollievo». Dalla Germania, Thomas Opperman, capogruppo socialdemocratico al parlamento, in mattinata, quando non si conosceva ancora il risultato definitivo, avvertiva: «Quello austriaco è già un risultato scioccante».
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