Assange ai suoi: «Scopo raggiunto, ora basta» Il cyber-attacco con baby monitor e stampanti

Domenica 23 Ottobre 2016
«Ora basta, avete raggiunto il vostro scopo ma è ora di smetterla». Il Twitter di Julian Assange, alla fine di una giornata di caos e di servizio a singhiozzo per centinaia dei siti web più popolari del mondo, sembra un'assunzione di paternità per il ciber attacco che ha paralizzato venerdì il traffico Internet sulla costa orientale degli Usa. Ma quanto è credibile l'appello del recluso dell'ambasciata ecuadoriana a Londra?
Lo stesso atto di pirateria è stato rivendicato da hackers individuali e da gruppi organizzati, e l'Fbi che sta indagando quanto è accaduto non ha ancora escluso che dietro le varie sigle si nasconda un intero apparato di intelligence nazionale: quello russo ad esempio, o magari quello cinese. Per tre volte durante l'arco della giornata chi cercava di accedere alle pagine di Twitter e di Spotify, di Netflix e di eBay, ha trovato la strada sbarrata. Il vigile elettronico che avrebbe dovuto smistare le richieste era paralizzato da una valanga di domande di accesso fasulle, fabbricate con il solo scopo di intasare il sistema e bloccarlo.
Uno scherzo che ha messo in ginocchio decine di aziende che operano su Internet, ha umiliato il controllore del traffico: l'americana Dyn del New Hampshire, ed è costata milioni di dollari in pubblicità perduta per gli inserzionisti. Gli hackers hanno usato come arma l'Internet delle Cose, la capacità cioè che hanno oggetti diversi che sono entrati nelle nostre case e fanno parte delle nostre abitudini, di comunicare tra loro. Non a caso nella rete circa un mese fa è apparso Mirai, un virus destinato a raggiungere router e baby monitor, macchine fotografiche e stampanti.

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