Arte, religione e... un geco Scarpa spiazza il lettore

Lunedì 18 Gennaio 2016
Arte, religione e... un geco Scarpa spiazza il lettore
Ad ogni nuovo libro Tiziano Scarpa spiazza il lettore, per i contenuti, lo stile, i materiali diversi con cui lo costruisce. L'abbiamo visto mettere insieme romanzi fatti di lettere, diari, brani di tesi di laurea, saggi, linguaggi inventati; l'abbiamo visto cimentarsi con sceneggiature (di fumetti) e con favole, con guide turistiche e con poesie, con racconti e testi per il teatro e la radio, per la musica e i blog letterari.
Se “Stabat Mater”, con cui ha vinto il premio Strega nel 2009, era di fatto un lungo monologo con una madre, e “Le cose fondamentali” un dialogo con un (presunto) figlio, il nuovo romanzo sorprende per la complessità di personaggi e soprattutto di temi che riesce a dispiegare e a gestire. I protagonisti sono due, Francesco Morpio e Adele Cassetti - video-artista in crisi lui, anonima impiegata lei - e le loro storie si alternano – ben distinte - nei capitoli del libro fino al movimentato finale, in cui i loro mondi si incontrano a Venezia. Ma a narrarne le vicende è un misterioso "Interrotto" (di cui scopriremo l'infelice natura solo alla fine) che dialoga con le parole stesse del libro e cerca disperatamente un contatto con la realtà e le persone: è lui a spiegare - nella cornice che contiene i capitoli e definisce la storia - di voler raccontare la nascita e la diffusione dei Cristiani Sovversivi, un gruppo che intende vivere la propria fede senza nessun compromesso, anche a costo di imporre le proprie buone azioni con la forza: il serrato confronto tra responsabilità e libertà dell'individuo ci porta come si vede nel centro incandescente della cronaca, segnata dall'estremismo religioso.
Ma non c'è solo la religione, ad animare le dense pagine del libro: ci sono le scoperte della scienza, che al giorno d'oggi, come ci fa osservare lo stesso autore, «aprono a volte scenari talmente inaspettati e sublimi da avvicinare l'uomo alla fede, piuttosto che al materialismo»: come accade ad Adele, dopo che ha toccato con mano l'inaudita perfezione di un geco che le è capitato per casa; oppure c'è il serrato confronto dei due protagonisti con l'arte, reso da Scarpa con rara perizia e inventiva, che può portare alla conversione (Adele) o a una sorta di laica dannazione (Francesco); e c'è anche «l'affannoso tentativo dell'uomo di trovare uno spazio per la propria iniziativa personale, in un mondo in cui tutto è massificato e mercificato».
Non mancano le invenzioni: quelle letterarie, come un cane che parla o un cameo dello stesso autore (a mo' degli autoritratti dei pittori nei quadri di una volta), e quelle preudo-scientifiche, come il cronovisore, che porta i diversi personaggi a Venezia, dove effettivamente nella seconda metà del '900 un monaco-scienziato (Pellegrino Ernetti) studiò un apparecchio in grado di farci rivedere il passato. E proprio a Venezia - ai suoi ponti, alle sue calli e alla sua laguna più remota - Scarpa dedica descrizioni indimenticabili.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci