Altro che Veneto ciao. Il comune di Sappada che si era illuso di passare armi e

Giovedì 17 Marzo 2016
Altro che Veneto ciao. Il comune di Sappada che si era illuso di passare armi e
Altro che Veneto ciao. Il comune di Sappada che si era illuso di passare armi e bagagli dai vicini (e ricchi) friulani dovrà rassegnarsi a stare nella terra dell'ex Serenissima. Per quanto, non si sa: il passaggio dal Veneto al Friuli Venezia Giulia dato per certo fino all'altroieri, ha subito una battuta di arresto. Pare sia stato il Governo a suggerire lo stop, fatto sta che ieri al Senato, per decisione della Conferenza dei capigruppo in accordo appunto con Palazzo Chigi, è slittata la discussione sul disegno di legge che doveva sancire il trasloco di Sappada dal Veneto al Friuli. Argomento "scalendarizzato". E l'aspetto singolare è che i più scontenti sono in casa Pd. Con il paradosso di una governatrice - Debora Serracchiani - che adesso invita addirittura tutto il Bellunese a congiungersi con la sua Regione a statuto speciale, mentre la vicesegretaria nazionale del Pd - sempre Debora Seracchiani - può tirare un respiro di sollievo. Perché aprire le porte a Sappada avrebbe innescato un meccanismo a catena dei confronti di tutti gli altri Comuni che vogliono diventare "speciali" da lungo tempo. Prima di Sappada, che celebrò il referendum nel 2008, c'è infatti Lamon (2005), ma ci sono anche i comuni dell'Altopiano di Asiago e poi Pedemonte, Livinallongo e Cortina e altri ancora.
E perché, al di là dello stop di ieri, solo Sappada aveva avuto un'accelerazione? Intanto perché Sapadda punta al Friuli e gli altri comuni veneti che dal Veneto se ne vogliono andare puntano al Trentino e a Bolzano. E poi perché, stando ai rumors dei palazzi della politica, quella di Sappada, alla faccia dei sappadini, è una partita giocata tutta in terra friulana, compresi sgambetti e mezzi dispetti interni al Partito democratico, tutti diretti alla governatrice / vicesegretaria. Così anche i commenti vanno letti non solo per quello che dicono, ma anche per quello che dicono a metà.
Ad esempio, quando Debora Seracchiani dice che va «rispettata la volontà dei cittadini» e invita «l'intero Bellunese a congiungersi sotto la specialità del FVG per mettere insieme il patrimonio straordinario che abbiamo», ecco che il deputato bellunese Roger De Menech (nonché segretario veneto dimissionario del Pd) rilancia in due modi, prima dicendo che bisogna «agire in modo complessivo per risolvere i problemi di disparità della provincia di Belluno» e poi che «la questione va affrontata a Venezia, a Roma e ora anche a Trieste». Che tradotto significa: com'è che il Friuli, a differenza del Trentino, non tira fuori un centesimo per il fondo destinato alle aree di confine?
Tant'è, se tra i senatori Pd vi sono opinioni diverse, nella Lega lo stop al "trasloco" di Sappada è l'ennesima occasione per contestare il Governo. «Una decisione vergognosa», tuona il capogruppo del Carroccio alla Camera Massimiliano Fedriga. «Siamo arrivati alle comiche», rincara il presidente del Veneto, Luca Zaia, secondo cui «c'è un governo che ha utilizzato questa vicenda per metterci in difficoltà politica, senza capire che Sappada è solo la punta di un iceberg, un sintomo del malessere che c'è in tutti i 579 comuni di Veneto e dovrebbe riconoscerci maggior autonomia. Su questo tema lo metteremo spalle al muro senza nessuno sconto. Dobbiamo essere compatti ed evitare una guerra fra poveri: sarebbe come se, durante la Resistenza, i giovani migliori invece di combattere fossero scappati. Il vero tema, oggi, è restare in Veneto e rivendicarne l'autonomia».
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