Alpini in guerra, eroi da libro della giungla

Lunedì 11 Gennaio 2016
Alpini in guerra, eroi da libro della giungla
I cannoni sembrano elefanti. I soldati di artiglieria, falchi. I chiodi degli scarponi, zanne di lupo. La sentinella appostata, una pantera. Quasi un libro della giungla trapiantato sulle Dolomiti, i reportage di Rudyard Kipling dal fronte triveneto della Prima Guerra mondiale, raccolti e pubblicati da Tarka edizioni con il testo inglese a fronte e 38 preziose foto inedite dell'epoca.
Vincitore giusto dieci anni prima del Nobel, il grande scrittore inglese nel 1917 tornò alla sua passione di giornalista trascorrendo una quindicina di giorni tra il Carso, l'Isonzo, Cortina, l'Altopiano di Asiago e il Trentino su incarico di sir Rennell Rood, ambasciatore inglese a Roma, interessato a diffondere in patria resoconti sullo sforzo bellico degli alleati italiani. Della pattuglia di cronisti illustri fecero parte, tra gli altri, anche Conan Doyle, Chesterton e Wells.
Non paiono soltanto esigenze di propaganda quelle che portano Kipling a descrivere epicamente le gesta degli alpini, per la verità attraverso ben pochi combattimenti e molte più descrizioni di organizzazioni e imprese logistiche: anche depurate della retorica, dalle sue pagine traspare l'ammirazione per la perizia della "tenace razza latina" nel costruire strade e garantire comunicazioni, nello sviluppare tattiche belliche e nell'affrontare le avversità della natura, oltre che il nemico.
Genuino è l'incanto per i luoghi, dalle montagne più aspre ai dolci paesaggi «da pitture» alle campagne più coltivate alle città «ognuna delle quali aveva un passato che valeva assai più di tutto l'avvenire dei barbari strepitanti dietro le catene dei monti». E specialmente per Cortina, le cui montagne cornice ideale per storie d'amore e avventure alpinistiche devono ora fare i conti con la lotta tra nemici.
Non mancano cadute di tono, stereotipi, incauta fascinazione per il generale Cadorna. Ma ciò che con il senno di poi amareggia di più è la fede nella «coscienza della nuova Italia» e la profezia «del grande avvenire riservato a questa che è la più vecchia e la più giovane tra le nazioni»: ecco, non è certo colpa di Kipling se oggi di "Capitani coraggiosi" ci resta solo una tournée di cantanti.
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