«Al più presto un decalogo e un tavolo congiunto con la Regione».

Giovedì 17 Agosto 2017
«Al più presto un decalogo e un tavolo congiunto con la Regione». Sulla questione dei soccorsi in montagna è tempo di mettere mano al portafoglio. A lanciare l'invito, dopo le parole del governatore Luca Zaia, è il presidente delle guide alpine venete Davide Alberti. Perchè puntuale come ogni anno anche in questo torrido agosto è riemersa prepotente l'emergenza soccorsi. E con il lievitare delle chiamate di intervento lievita anche la rabbia degli addetti ai lavori per la leggerezza con cui orde di turisti affrontano le gite in alta quota. Così all'annuncio del presidente Zaia che promette un aumento dei costi per gli interventi di recupero di chi, fanno eco i toni altrettanto duri di Alberti, rappresentante delle guide ma anche volontario del soccorso alpino. «Ci vogliono regole chiare spiega e chi sgarra paga caro. Magari dalla Regione ci arrivasse l'invito a parlarne tutti insieme, magari anche con il Soccorso alpino e con il Cai. Una volta steso il decalogo bisognerebbe dargli giusta visibilità con l'informazione via radio, giornali e tv e questo spetterebbe a noi. Solo in questo modo si riuscirebbe a far capire alle persone il valore degli interventi dei volontari e quello delle guide». Chi si affida ad una guida rischia meno di incappare in situazioni fuori controllo. Di perdersi, di intraprendere escursioni al di sopra delle proprie capacità e di affrontare percorsi e ferrate senza il giusto equipaggiamento. «In generale le persone tendono a sopravalutare la propria preparazione fisica spiega Alberti -, ma una guida capisce cosa un cliente riesce a fare e così evita tante situazioni spiacevoli».
Per chi parte da solo innumerevoli ipotesi sono dietro l'angolo: quella di perdersi, di non valutare il meteo e trovarsi in quota con il temporale, di non riconoscere un canalone e gettarvisi di corsa salvo poi essere travolti dal materiale, di farsi cogliere dalle basse temperature e di scivolare perché al posto di scarponi si indossano infradito. «Se ne vedono di tutti i colori conclude il presidente delle guide -, comprese intere famiglie che percorrono ferrate prive di caschetto e corde. Questo vale soprattutto per gli italiani, gli stranieri sono molto più informati. La montagna non è assassina e chi sbaglia paga».

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