Adozioni gay, il Pd tira dritto «No allo stralcio della norma»

Martedì 9 Febbraio 2016
Adozioni gay, il Pd tira dritto «No allo stralcio della norma»
Si va avanti. Le unioni civili provocano contrasti, divisioni, ripensamenti, distinguo, apprensioni? «Si va avanti, non cambia nulla», la linea dettata in mattinata da Matteo Renzi nel corso della solita riunione del lunedì con i capigruppo Zanda e Rosato (presente la ministra Boschi), trasformatasi per l'occasione in un gabinetto strategico in vista delle votazioni al Senato su unioni e adozioni. Messi sul tappeto i problemi: le migliaia di emendamenti tuttora lì e non ritirati; i distinguo, anzi i no tondi tondi dell'alleato di governo Ncd; la fronda pressante dei cattodem; le voci interne al Pd, anche tra chi non rema contro, favorevoli a uno stralcio della stepchild con annessa delega al governo; e ultimo ma non meno importante, il «voto di coscienza» lanciato a sorpresa da Grillo, messi sul tappeto tutti questi temi e problemi, al vertice del Pd toccava imbastire una strategia in vista delle votazioni che dovrebbero cominciare mercoledì.
E la linea è stata: sì, i problemi ci sono, ma «la legge Cirinnà passerà ugualmente, i consensi ci saranno, la determinazione del Pd non viene meno». Questo l'auspicio espresso da Luigi Zanda, il capogruppo al quale tocca sbrogliare la matassa a palazzo Madama. A Ettore Rosato, dirimpettaio alla Camera, il compito di strattonare i Cinquestelle, che «inaffidabili erano e inaffidabili rimangono», per poi spiegare: «Sulle unioni civili andiamo avanti, il Pd non è per lo stralcio sulla stepchild adoption, si lavora per una maggioranza parlamentare che approvi il testo, questa è da sempre la nostra linea, e la decisione del M5S di dare libertà di coscienza non l'ha modificata». Si va avanti, appunto, con il sottinteso che, ove mai non dovessero passare le adozioni gay, la colpa ricadrebbe in gran parte se non tutta su Grillo e i suoi senatori.
Capita la portata, messi sotto pressione sul web da una base recalcitrante a non far passare un provvedimento ritenuto giusto, Grillo e Casaleggio son tornati sul tema spiegando che non si era tenuto conto dei diritti dei bambini: «Il M5S voterà sì alle unioni civili come stabilito dalle votazioni sul blog. Ma siccome il quesito non conteneva domande sulla stepchild adoption, Grillo e Casaleggio, in qualità di garanti e in via del tutto straordinaria, si sono assunti la responsabilità di lasciare ai portavoce la libertà di decidere secondo coscienza su un tema tanto complesso e delicato».
Il Pd è sempre alla ricerca di una maggioranza sicura e tale da salvare il ddl Cirinnà dai marosi del voto segreto. Al momento, neanche la giungla degli emendamenti è stata disboscata. Se n'è parlato al summit mattutino di palazzo Chigi, e si è convenuto che la riunione «decisiva» sarà nei prossimi giorni, una volta appreso quanti emendamenti resteranno in piedi, quanti ne accetterà il presidente Pietro Grasso, quanti voti segreti saranno resi ammissibili(«si spera non più di una decina», l'auspicio di Zanda), e insomma la battaglia parlamentare vera è ancora dietro le quinte. Nel frattempo, in attesa che la Lega (da sola 5 mila emendamenti su 6 mila) faccia capire che cosa intende fare, se mantiene la parola di ritirarne il 90% o se li mantiene tutti, il Pd non ha affatto messo in gabbia il ”cangurone” approntato da Andrea Marcucci, un marchingegno che, se presentato, farebbe saltare gran parte se non tutte le richieste di modifica.
E' una lotta su due, se non tre fronti. Da una parte l'alleato Ncd, che insiste con la proposta «ritirate la stepchild e votiamo le unioni», con Beatrice Lorenzin che comunque vada assicura: «Non ci saranno ripercussioni sul governo». Dall'altra, il fronte recente aperto dal M5S, dove però la maggioranza dei senatori dovrebbe confermare il sì al ddl. E poi c'è il fronte interno al Pd dove una trentina di cattodem sono contro la stepchild.
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