«Tra Vicenza e Etruria l'offerta fu autonoma»

Domenica 31 Gennaio 2016
Popolare di Vicenza evidentemente tiene in apprensione il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco. Che dopo aver parlato della banca veneta il 10 ottobre addirittura a Lima a un vertice del Fmi e ribadito a fine ottobre per lettera che Vicenza era stata ispezionata più volte, ieri è tornato sulla spinosa questione dell'offerta su Popolare Etruria, bocciata dal cda toscano a giugno 2014: si tratta di un'offerta «autonomamente avanzata dalla Banca Popolare di Vicenza», spiega Visco nel corso dei lavori del Forex, che dovevano essere ospitati proprio a Vicenza ma che sono stati dirottati a Torino dopo la crisi che ha coinvolto la banca che proprio quest'anno celebra i 150 anni di vita.
Bankitalia spiega insomma che non è stata sponsor di quell'aggregazione. Ma che ha chiesto nel dicembre del 2013 «decise misure correttive e soprattutto l'integrazione di un gruppo in grado di apportare le necessarie risorse patrimoniali e professionali». Etruria rispose picche motivando il no con la «difesa del radicamento territoriale e dell'indipendenza della banca». E arrivò il commissariamento e il fallimento dell'Etruria. Difficile però credere che Banca d'Italia non avesse sentore della mossa della banca allora guidata ancora da Gianni Zonin. Quando a fine 2013 si palesarono le prime difficoltà di Veneto Banca, il caldo consiglio ai vertici di allora della banca trevigiana - Flavio Trinca e Vincenzo Consoli - fu quello di andare a un'aggregazione e si discusse in primo luogo di Vicenza. Ipotesi poi bocciata dal cda di Veneto Banca, che comunque dovette dimettersi in blocco nell'assemblea dell'aprile del 2014 proprio su indicazione della Banca d'Italia.
Ma questo è il passato. L'oggi parla di due banche impegnate allo spasimo per approdare alla Borsa e varare aumenti di capitale ingentissimi: 1 miliardo per Veneto Banca, 1,5 per Vicenza.
Lo sbarco sul listino delle due banche è atteso in aprile. «La fase di mercato non è il massimo, ma bisogna andare avanti e noi andiamo - dichiara il consigliere delegato di Vicenza Francesco Iorio - c'è molto interesse sul territorio». Anche in relazione all'aumento di capitale da 1,5 miliardi, «sono fiducioso che tutto andrà bene». Al momento Iorio ha escluso possibili aggregazioni rimandandole, eventualmente, a dopo l'Ipo: «Abbiamo interesse a creare valore e a fare operazioni con banche che abbiamo dimensioni simili alle nostre».
Si smarca Veneto Banca: «Con la Popolare di Vicenza abbiamo uno stretto rapporto sul territorio, che non riguarda assolutamente operazioni di aggregazione», dichiara l'amministratore delegato Cristiano Carrus. Per l'aumento di capitale «c'è un interessamento che supera l'esigenza del miliardo, noi faremo un miliardo: non un euro di più». L'iter per la quotazione in Borsa di Veneto Banca «procede esattamente coi tempi che ci eravamo prefissati. Stiamo definendo la parte conclusiva con Borsa e Consob e anche con la Bce siamo in linea con le previsioni», osserva Carrus: «In marzo ci sarà il premarketing e poi il roadshow in Europa, Stati Uniti e forse nel Far East». Sul futuro partner è vago: Veneto Banca parla «con tutti» e ha «rapporti eccellenti con tutti, non solo con il Banco».
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci