«Sappadini, restate in Veneto»

Sabato 12 Marzo 2016
CALALZO - Il Bellunese, se vuole continuare a fare turismo di qualità, non può «lasciar andare» località come Sappada, solo per ricordare il caso di più stretta attualità.
A dirlo è l'albergatore di Calalzo, Gino Mondin, che ha avuto ruoli importanti nelle strutture di promozione turistica (è stato anche presidente del Consorzio Dolomiti) oltrechè consigliere in Provincia nelle fila della Lega Nord, e che da sempre è impegnato in azioni unitarie di valorizzazione dell'alta provincia.
Non ci sta a sentire le dichiarazioni di chi invece appoggia la voglia di Friuli Venezia Giulia di Sappada che otto anni fa, con un referendum, votò a favore del cambio di regione.
«Federico D'Incà e Raffaela Bellot - commenta Mondin - parlano solo per motivi politici, per prendere qualche voto in più. Loro non conoscono questo territorio e i problemi di chi ci vive e lavora. Meglio sarebbe invece fare forza comune per ottenere le stesse opportunità, gli stessi diritti che hanno i nostri vicini».
Un richiamo all'impegno per unire e non per disperdere o svendere i gioielli della montagna bellunese. Quando era in consiglio provinciale, proprio sulla voglia di Friuli di Sappada, Gino Mondin, unico della maggioranza, votò contro il passaggio di confine.
«Ancora oggi mi appello ai sappadini di buon senso - dice Mondin -, perchè rinuncino al cambio di Regione, il Veneto senza Sappada non sarebbe più lo stesso».
Ma le campane di Sappada, da tempo, suonano per la regione confinante, a statuto speciale. Forse solo una sirena dall'allarme di fronte ad una politica che non ha voluto mai risolvere le disparità economiche e di autonomia tra le regioni dolomitiche. Belluno continua a restare nella morsa di due regioni a statuto speciale: Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Troppo forti per consentire una competizione ad armi pari.

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