«Giulio torturato con tagli e ustioni Una morte lenta»

Venerdì 5 Febbraio 2016
Che Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano trovato morto mercoledì in un fosso alla periferia del Cairo, sia stato ucciso in modo violento, non ci sono ormai più dubbi. Quello che invece resta un mistero è il motivo. Questo ragazzo di 28 anni, che stava conseguendo un dottorato a Cambridge e si era trasferito nella capitale egiziana a settembre per studiare i cambiamenti dell'economia locale dopo la rivoluzione, ha solo fatto un maledetto brutto incontro o aveva scoperto qualcosa di troppo? E chi e perché lo ha ucciso lentamente, torturandolo?
LE INDAGINI - Quello che emerge infatti dalle prime indagini della procura di Giza che ha disposto l'autopsia, è che il corpo del ragazzo «presenta chiari segni di percosse e torture». Il procuratore egiziano ha riferito che aveva segni di coltellate sulle spalle e al petto, un orecchio mozzato, tagli sul naso, ustioni di sigarette sulle braccia, ecchimosi da pugno in faccia, «è stata una morte lenta». Insomma chi lo ha ucciso, voleva anche che soffrisse.
Il corpo è stato trovato nudo dalla vita in giù, buttato sul ciglio della strada che collega il Cairo ad Alessandria, in un luogo lontano sia da casa sua, el Dokki, quartiere centrale di Giza, sia dal luogo dove aveva appuntamento con un suo amico il 25 gennaio, in pieno centro al Cairo. Forse, come hanno dichiarato i suoi amici, si stava recando alla festa di compleanno di uno di loro e stanno raggiungendo a piedi la stazione della metropolitana. Oppure, il ragazzo aveva un appuntamento “di lavoro”. Un suo amico egiziano, ha infatti dichiarato che Regeni gli aveva chiesto poche ore prima dei contatti per intervistare «attivisti per i diritti dei lavoratori». Insomma, Regeni - che, sotto pseudonimo, collaborava con il quotidiano il Manifesto - stava svolgendo proprio in questi giorni ricerche sul campo per approfondire la tematica dei movimenti sindacali, argomento ritenuto sensibile in Egitto.
VERSIONI CONTRASTANTI - Eppure, mentre la procura italiana apre un'inchiesta per omicidio, in Egitto circola ancora un'altra più comoda versione dei fatti. La polizia locale continua a sostenere che Regeni sia morto in un incidente stradale e che «non c'è alcun sospetto crimine dietro la morte del giovane». Anche il direttore dell'Amministrazione generale delle indagini di Giza, il generale Khaled Shalabi ha smentito che Regeni «sia stato raggiunto da colpi di arma da fuoco o sia stato accoltellato». Per questo una squadra di investigatori italiani arriverà oggi al Cairo e parteciperà da vicino alle indagini. Raggiunto al telefono dal presidente egiziano al Sisi, il premier Renzi ha chiesto che il corpo del ragazzo (riconosciuto ieri dalla famiglia all'obitorio di Zeinhome) venga restituito al più presto ai suoi cari e che «le autorità egiziane prestino la massima attenzione nelle indagini». «Faremo luce su tutto - ha garantito al Sisi - e l'Italia troverà tutta la collaborazione necessaria delle autorità egiziane per chiarire la vicenda».
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