Trump: stop a sanzioni contro Mosca

Domenica 15 Gennaio 2017
Trump: stop a sanzioni contro Mosca
L'Amministrazione Trump ha già un primo appuntamento di politica internazionale, fissato per tre giorni dopo il suo insediamento. La Russia l'ha invitata ai colloqui di pace sulla Siria che si terranno il 23 gennaio ad Astana, nel Kazakistan. Finora i due principali organizzatori del tavolo di pace, Russia e Turchia, avevano evitato di invitare anche Washington. Il cambiamento è stato letto negli Usa come un aperto sgarbo di Putin a Barack Obama, e come una conferma del prossimo disgelo dei rapporti con la Casa Bianca del repubblicano Trump. Nelle stesse ore in cui arrivava questa notizia, infatti, Trump ha concesso un'intervista al Wall Street Journal in cui ha confermato la possibilità di un ammorbidimento dei rapporti con la Russia.
La conversazione si è concentrata sulle sanzioni che gli Usa hanno imposto contro Mosca dopo l'invasione della Crimea nel 2014 e dopo l'accertamento della pirateria cibernetica durante le elezioni. Trump ha detto che le sanzioni «resteranno ancora per un po'», ma ha aggiunto: «Se vai d'accordo, e la Russia veramente ci aiuta, perché mai qualcuno dovrebbe voler le sanzioni?». Per quanto vaghe, le dichiarazioni continuano il trend di apertura alla Russia già manifestato più volte da Trump.
Va aggiunto che il Washington Post ha rivelato che il 29 dicembre, nel giorno in cui Barack Obama emanava nuove sanzioni contro Mosca per l'hacking della scorsa estate, il consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, Michael Flynn, ha fatto ben cinque telefonate all'ambasciatore russo a Washington. Dopo l'ultima telefonata, Mosca annunciava che non avrebbe reagito con ritorsioni, ma avrebbe aspettato l'arrivo della nuova Amministrazione. Nella stessa intervista al Wall Street Journal, Trump ha anche preso posizione contro la Cina, ripetendo che il pluridecennale accordo fra i due Paesi è soggetto «a negoziato».
Preoccupato un cruciale alleato degli Usa, la Germania, dove l'intelligence ha presentato al governo un rapporto che denuncia i tentativi russi di indebolire i rapporti fra Europa e Usa.
La Russia è pure al centro delle udienze che la Commissione Intelligence del Senato Usa condurrà sulle interferenze nelle elezioni, e i senatori che le guidano, il repubblicano Richard Burr e il democratico Mark Warner, hanno dato un'inattesa stoccata bipartisan a Trump, annunciando che investigheranno anche sui possibili contatti diretti avuti dalla sua campagna con gli emissari di Putin.
Solo brevemente ieri il palcoscenico è stato occupato da una diversa polemica, che però ha anch'essa potenziali ricadute per il futuro della presidenza Trump: il presidente eletto ha reagito in malo modo alle critiche di uno dei nomi più rispettati della storia recente Usa, il deputato John Lewis, un nero che fu braccio destro di Martin Luther King. Lewis ha detto di ritenere che Trump non sia un presidente «legittimo» per via delle interferenze russe. Trump gli ha risposto definendolo «tutte chiacchiere», ma ha riscosso bacchettate anche da alcuni repubblicani, mentre vari democratici hanno annunciato che per solidarietà con Lewis diserteranno le cerimonie dell'insediamento.
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