Trattativa complessa sul proporzionale

Domenica 11 Dicembre 2016
Loro malgrado, da ieri gli italiani hanno imparato a conoscere un nuovo verbo del lessico politico: «Armonizzare». Lo ha pronunciato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per spiegare che «è emersa come prioritaria un'esigenza generale di armonizzazione delle due leggi per l'elezione della Camera e del Senato».
Attenzione, però: da questo punto le novità si moltiplicano. Già perché pochissimi italiani sanno che - poiché con tanto di referendum si è appena deciso di convivere con due Camere con poteri paritari - ora sarà necessario varare due leggi elettorali. Simili, armonizzate appunto, ma pur sempre due leggi elettorali: una per i deputati e una per i senatori.
E' sempre stato così: fin dalla nascita della Repubblica. Anche se dal 1948 al 1993 cè stato un sistema di voto proporzionale, le due Camere sono state sempre elette con leggi proporzionali un po' diverse. Infatti il Senato ha sempre avuto un corpo elettorale più ristretto, composto solo da chi ha più di 25 anni. Ma poi nonostante il proporzionale puro sulla scheda per il Senato si poteva votare solo il nome a lato del simbolo del partito mentre sulla scheda per la Camera si potevano indicare le preferenze. Queste differenze determinavano la formazione di maggioranze leggermente diverse nei due rami del Parlamento.
Anche con il Mattarellum del 93, la prima legge maggioritaria italiana, c'erano lievi differenze fra le regole elettorali delle due camere che nel 1994 comportarono la netta vittoria di Silvio Berlusconi fra i deputati ma non fra i senatori.
Mettendo da parte l'album dei ricordi, adesso l'armonizzazione delle leggi elettorali è dettata innanzitutto dal buon senso. Oggi per la Camera è in vigore l'Italicum di Renzi che è fortemente maggioritario. L'elezione del Senato è invece regolata dal proporzionale derivato dalla profonda sforbiciata al Porcellum di Berlusconi operata dalla Corte Costituzionale. Insomma se si andasse a votare domani sarebbe tempo perso perché le due leggi determinerebbero due camere molto diverse. Risultato? Sarebbe impossibile definire una maggioranza e un governo.
Sull'Italicum poi pende il giudizio della Corte Costituzionale fissato per il 24 gennaio.
Ora è ragionevole pensare che i partiti entreranno nel vivo delle trattative sull'armonizzazione solo dopo il 24 gennaio, ma è evidente che il No ha rovesciato la direzione di marcia sulla quale l'Italia era incamminata: legge maggioritaria (cioè governo scelto dagli elettori nelle urne) e una sola Camera per la fiducia (potere legislativo chiaro e rapido).
La direzione di marcia ora è: due Camere (potere legislativo lento e complesso) e legge più o meno proporzionale (governo definito dai partiti dopo le urne).
In questo contesto «armonizzare» significa stabilire quanto dovranno essere proporzionali le due leggi elettorali future. Sarà una trattativa complessa dove il diavolo si nasconderà in ogni dettaglio. Una sola regola è già chiara: non tutti i partiti del No (che si dichiarano tutti più o meno per il proporzionale) sono proporzionalisti. Occhio, ad esempio, a chi parla di modello spagnolo: è proporzionale ma su collegi piccoli e quindi premia i grandi partiti e limita quelli piccoli, ad eccezione di quelli localistici.
Armonizzare comunque richiede fatica e tempo. Probabilmente tanto tempo. Sull'armonizzazione si giocherà la durata del governo. Intanto il mal di testa è assicurato. Anzi, i mal di testa. Al plurale, come le Camere.
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