Telecamere, il giallo della tassa Comuni trattati come i privati

Mercoledì 29 Marzo 2017
Scoppia il caso della tassa sulla videosorveglianza dei Comuni. A sollevare quella che rischia di essere una bufera è stato ieri il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, dopo avere raccolto lo sfogo di alcuni sindaci del Vicentino che hanno preso visione di un testo in cui si richiama un decreto che risale al 2003 (il Codice delle comunicazioni elettroniche) che tratta anche l'istallazione di videocamere. «Alcuni sindaci - sostiene il presidente del Consiglio regionale - hanno interpretato questa circolare come un canone di utilizzo di strumenti digitali. Quando si inventa una tassa sulle telecamere per la sicurezza il Governo dimostra tutti i suoi limiti e una mancanza di intelligenza che disarma». Ciambetti poi aggiunge: «Un balzello sulla sicurezza che grava nelle casse delle amministrazioni locali già duramente provate dai vari tagli imposti dal governo».
Il testo che sta scatenando una levata di scudi tra gli amministratori è stato ripreso (a inizio marzo) anche da una ordinanza che la Prefettura di Pordenone ha girato a tutti i Comuni della provincia. Nel documento si richiama una nota dell'Ispettorato territoriale del Friuli Venezia Giulia del ministero dello sviluppo economico - inviata a tutte le prefetture della regione - nella quale si ricorda ai Comuni che la norma per chi utilizza le videocamere prevede che il soggetto che intenda espletare le attività di videosorveglianza presenti all'ufficio preposto del Mise una dichiarazione contenente l'intenzione di installare i sistemi a uso privato presentando tutta la prevista documentazione. Documentazione e dichiarazioni - precisa il documento - che costituiscono la Segnalazione certificata di inizio attività. Solo dopo la presentazione della cosiddetta Scia il soggetto interessato è abilitato a iniziare la propria attività a decorrere l'avvenuta presentazione. Fuori dal linguaggio burocratico: in materia di installazione di videocamere per la sicurezza i Comuni vengono trattati alla stessa stregua dei privati. E quindi valgono le stesse regole cui sono soggetti i privati anche sul fronte delle previste sanzioni. In mancanza della documentazione anche i Comuni dovranno pagare la multa. E su questo punto la missiva delle prefetture - in precedenza anche gli Ispettorati territoriali del ministero delle Regione di Piemonte, Valle d'Aosta e Veneto avevano fatto quello che più recentemente è stato fatto in Friuli Venezia Giulia - è piuttosto esplicita. Si richiama - si legge - anche l'attenzione sugli obblighi di legge vigenti in materia al fine di prevenire possibili violazioni e, conseguentemente, l'applicazione delle relative sanzioni previste dal Codice delle comunicazioni elettroniche.
Ma è previsto anche il pagamento di un canone annuo? La prefettura di Pordenone precisa che nella circolare non si fa riferimento ad alcuna tassa, ma solo all'obbligo di comunicazione. Solo in assenza di Scia scatterebbero, invece, le sanzioni.
Come dire: Comuni avvisati, mezzi salvati. Ma il timore che nelle pieghe del decreto del 2003, che il ministero ha rispolverato ordinando alle prefetture di allertare i municipi, possa nascondersi qualche balzello ha fatto insorgere i primi cittadini.
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