Stacchio: «La legittima difesa va cambiata»

Mercoledì 29 Marzo 2017
Stacchio: «La legittima difesa va cambiata»
Era stato presentato in librerie, studi televisivi, auditorium. Ma per la prima volta ieri L'inferno di Ponte di Nanto (Mazzanti Libri), il dramma del benzinaio Graziano Stacchio e del gioielliere Robertino Zancan raccontato dal poliziotto Paolo Citran, è entrato a Ferro Fini. «Qui dove la voce diventa concretezza per risolvere certi problemi», ha rimarcato con una certa dose di ottimismo l'uomo che dal 3 febbraio 2015, quando sparò all'auto di cinque rapinatori ferendone uno a morte (e venendo per questo indagato, ancorché poi prosciolto), è diventato il simbolo della battaglia nazionale per la legittima difesa.
Pressoché solo di centrodestra i consiglieri regionali in platea: forzisti, leghisti, zaiani, tosiani; per la coalizione di centrosinistra, soltanto Pietro Dalla Libera (Veneto Civico). «E questo mi dispiace, perché la sicurezza non dovrebbe essere né di destra né di sinistra», ha confidato Stacchio, dopo aver rievocato ancora una volta l'angoscia di quella sera e la preoccupazione dei giorni successivi: «Non sono un protagonista di film western, ho agito solo per senso del dovere. Quando ti succedono quelle cose, ti cade il mondo addosso, ti senti morire dentro. Ma poi le istituzioni ti guardano anche male, perché hai sparato, mentre è perfino il Papa a dire che la violenza va combattuta. Così non va, la legge sulla legittima difesa deve essere cambiata».
Il clima a Palazzo è di frustrazione. «I cittadini provano un senso di smarrimento di fronte ad uno Stato che sembra tutelare gli aggressori piuttosto che gli aggrediti», ha sottolineato il presidente Roberto Ciambetti (Lega Nord). «Noi ce la mettiamo tutta, ma poi i prefetti ci bloccano i giubbotti antiproiettile per le polizie locali perché determineremmo delle disparità di trattamento nei confronti delle altre forze dell'ordine...», ha lamentato il vicepresidente Massimo Giorgetti (Forza Italia). Pure la ribattezzata legge Stacchio, assorbita dalla norma finanziaria che stanziava 100.000 euro per le spese legali dei veneti che sparano per difendersi dai ladri e 50.000 per gli agenti e i militari che incappano nei criminali, è stata impugnata dal governo davanti alla Corte Costituzionale. «Ma il vento sta cambiando, come dimostra l'assoluzione del tabaccaio Franco Birolo», ha osservato Ulisse Borotto, sindaco di Nanto. «E allora andiamo avanti, per ottenere almeno che non ci sia risarcimento per chi viene ferito o ucciso mentre sta commettendo un reato», ha auspicato l'editore Andrea Mazzanti.
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