Siria, Putin e Erdogan registi della tregua

Venerdì 30 Dicembre 2016
In Siria una nuova tregua è stata firmata ieri tra le forze governative del regime di Damasco e sette sigle dei ribelli. La differenza con gli altri cessate il fuoco riguarda i mediatori che sono dietro l'intesa: Russia, Turchia e Iran. Non a caso l'annuncio è arrivato attraverso le parole del presidente russo, Vladimir Putin, che con il suo omologo turco, Recep Tayyip Erdogan, assieme a Teheran, pare essere riuscito laddove hanno fallito Onu, Stati Uniti e paesi arabi. In base all'accordo raggiunto, il cessate il fuoco totale è scattato alla mezzanotte di oggi e vede coinvolti da un lato l'esercito siriano fedele al presidente, Bashir al Assad, e dall'altro sette gruppi di opposizione moderata e che controllano vaste aeree della Siria settentrionale e centrale. A fornire l'elenco è stato il ministero della Difesa russo, che ne ha pubblicato i nomi: Faylaq al-Sham; Ahrar al-Sham; Jaysh al-Islam; Thuwwar Ahl al-Sham; Jaysh al-Mujahidin; Jaysh Idlib e al-Jabhah al-Shamiyah, per un totale di 60mila effettivi. Nei gruppi presenti nella tregua rientrano anche quelli più noti in occidente con i nomi di Esercito Libero Siriano e Coalizione Nazionale Siriana. Restano invece esclusi i jihadisti legati all'Isis e gli ex qaedisti di Jabhat Fateh al-Sham, ex Fronte al-Nusra. Secondo quando riportato dalla Tass, che cita Putin, Russia, Turchia e Iran si sono assunte la responsabilità a garantire il successo del processo di pace. Il capo del Cremlino, che ieri in diretta tv ha incontrato il ministro della Difesa, Sergey Shoygu, e quello degli Esteri, Sergej Lavrov, ha spiegato che sono tre i documenti firmati: il primo riguarda il cessate il fuoco; il secondo è incentrato su un sistema di misure per controllare la tenuta della tregua; il terzo è una dichiarazione sulla disponibilità ad avviare colloqui di pace per porre fine al conflitto. Putin ha anche annunciato la riduzione delle presenza militare russa in Siria. Mosca ha anche illustrato i prossimi passi della diplomazia, primo tra i quali la presentazione dell'accordo, già nelle ore successive alla firma, alle Nazioni Unite, per ottenere un'approvazione nella forma di documento ufficiale del Consiglio di Sicurezza. La Russia pensa anche ai negoziati di pace di Astana (in Kazakhstan), ai quali vorrebbe invitare, come mediatore, l'Egitto, che quindi sarebbe il primo paese arabo a sedersi al tavolo dei colloqui di pace targati Russia, Turchia e Iran. Quanto agli Stati Uniti, Mosca si prepara alla presidenza di Donald Trump, augurandosi di poterla coinvolgere nelle trattative. Messa da parte l'Arabia Saudita (storica nemica dell'Iran). E Assad, intervistato da NewsMediaset, ha dichiarato che «Il problema delle organizzazioni terroristiche è l'ideologia wahhabita», cioè la versione ultra-ortodossa dell'islam in vigore proprio in Arabia Saudita.
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