Si è unita al suo reclutatore, il bimbo destinato al martirio

Martedì 6 Dicembre 2016
Si è unita al suo reclutatore, il bimbo destinato al martirio
MILANO - Ha messo il figlio di soli sei anni a disposizione della jihad, portandolo con sé in Siria e obbligandolo a frequentare un campo di addestramento per imparare «la lotta corpo a corpo e l'uso delle armi». E nonostante lui chiedesse di tornare a casa da papà per andare a scuola, lei, con addosso gli abiti - è il paragone del bimbo - da «tartaruga Ninja», pur con la paura delle bombe «lanciate dagli aerei», non ha desistito dal suo progetto: combattere per l'Isis e fare del figlioletto un «futuro martire».
È uno dei particolari più inquietanti che ha convinto la Procura di Milano a chiedere l'arresto per terrorismo internazionale di Valbona Berisha, la madre albanese ora 34enne che il 17 dicembre di due anni fa è sparita da Barzago, paesino in provincia di Lecco, col terzogenito per arruolarsi nel Califfato. Lì, oltre all'addestramento militare, avrebbe addirittura cambiato nome al piccolo da Alvin in Yusuf e lo avrebbe fatto circoncidere. La donna è fuggita abbandonando il marito, un muratore più vecchio di lei di 13 anni e con cui avrebbe avuto dei dissapori e le altre due figlie allora di 10 e 11 anni. Lui ne ha subito denunciata la scomparsa e per due volte ha cercato di raggiungerla per riportare in Italia il figlio.
In Italia dal 2000, con una famiglia ben integrata, Bona (è il suo soprannome), da casalinga è diventata estremista in poco tempo. Lo testimonia il materiale ritrovato dai Ros, che hanno condotto le indagini sul notebook e sul computer lasciati dalla donna a casa: immagini, come si legge nell'ordinanza del gip Manuela Scudieri, di «predicatori estremisti e propagandisti dello Stato Islamico (tra cui il noto Sadullah Bajrami), la bandiera nera, il logo dell'Isis, uomini armati e in mimetica con il dito indice a simboleggiare la devozione assoluta ad Allah», donne con il niqab e bambini armati di Kalashnikov.
Il suo percorso di radicalizzazione, accanto anche uno studio del corano «esasperato», per dirla con le parole di Alberto Nobili, il capo dell'antiterrorismo milanese, l'ha portata ad avere contatti con terroristi legati ad Al Baghdadi ad alti livelli e ad innamorarsi e forse anche a risposarsi con uno dei suoi indottrinatori: proprio lui avrebbe raggiunto ad Al Bab, località a quaranta chilometri da Aleppo, doc'è stata individuata dagli inquirenti grazie al gps installato sul suo cellulare. QUi sarebbe arrivata con l'aiuto di un foreign fighters sempre albanese, pare morto nel 2015, che ha comprato il biglietto aereo per lei e per il figlio: da Orio al Serio a Istanbul e da lì in Siria, dove avrebbe prestato soccorso ai feriti e partecipato ad azioni di guerriglia. Di Valbona Berisha e del bimbo non si hanno notizie da tempo, e non si sa se siano ancora vivi.
Nei giorni scorsi, invece, la Digos ha fermato il 30enne marocchino Nadir Benchorfi, sospettato di essere aspirante terrorista dell'Isis in quanto via Internet si era detto disponibile a compiere attentati in Italia chattando con un uomo che si trovava in Siria. Inoltre, dopo essersi radicalizzato nel 2012 durante un viaggio in Germania, avrebbe anche inviato somme di denaro nei teatri di guerra per sostenere la jihad. Sull'uomo però, ora a San Vittore, come ha spiegato il questore di Milano Antonio De Iesu, «non ci sono riscontri di una reale e imminente capacità di esecuzione».

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