Sfida della Ndrangheta A Locri scritte contro don Ciotti e gli sbirri

Martedì 21 Marzo 2017
LOCRI - La ndrangheta lancia la sua sfida allo Stato. A poche ore dalla visita a Locri del Presidente Sergio Mattarella per l'incontro con i familiari delle vittime innocenti delle mafie ed il suo duro monito contro le cosche, ed alla vigilia della Giornata del ricordo e dell'impegno di Libera, mani ignote hanno voluto attaccare don Ciotti chiamandolo «sbirro» con chiaro intento dispregiativo. «Don Ciotti sbirro, più lavoro meno sbirri».
Tre scritte su tre muri non scelti a caso: il Vescovado, dove è ospitato in questi giorni il sacerdote. Un messaggio in stile ndranghetista, è la lettura del procuratore antimafia di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, che definisce «queste scritte come un'enorme truffa della ndrangheta. Sono le cosche a far fuggire le imprese». Don Ciotti - che domenica aveva definito i mafiosi senza onore e coraggio - replica: «Il lavoro è il primo antidoto alle mafie. Ma non certo quello criminale». E il vescovo, mons. Francesco Oliva: «Noi il lavoro non lo vogliamo dalla Ndrangheta». Tutti i consiglieri comunali, con in testa il sindaco Calabrese, si sono ritrovati davanti al Vescovado in risposta ai mafiosi.

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